L’ergastolo confermato per l’omicidio di Lorena Quaranta
La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria ha confermato l’ergastolo per Antonio De Pace, il giovane del vibonese che il 21 marzo 2020 a Furci Siculo (Messina) uccise la sua fidanzata, Lorena Quaranta, studentessa di medicina. La decisione è stata emessa il 24 ottobre 2023 e di fatto conferma la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Messina, annullata con rinvio dalla Cassazione lo scorso luglio.
La Cassazione aveva disposto il rinvio per rivalutare la richiesta di attenuanti generiche, ritenendo che i giudici di secondo grado non avessero considerato lo stato di stress di De Pace, causato dalla pandemia di Covid-19.
La Procura generale di Reggio Calabria, nella requisitoria del sostituto pg Domenico Galletta, aveva chiesto di ridurre la condanna a 24 anni di carcere, condividendo la tesi dello stress come fattore attenuante.
La Corte d’Appello respinge le attenuanti generiche
La Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Angelina Bandiera, ha però respinto la richiesta di attenuanti generiche, confermando l’ergastolo per De Pace. La Corte ha motivato la sua decisione sostenendo che l’omicidio non può essere considerato un delitto di genere, ma un atto di violenza gratuita.
I legali di De Pace, Salvatore Staiano, Bruno Ganino e Marta Staiano, avevano auspicato una "pena proporzionata" e avevano sostenuto che l’omicidio era stato causato da uno stato di angoscia che De Pace non era riuscito a controllare.
La Corte d’Appello non ha accolto questa tesi, ritenendo che lo stato di stress di De Pace non giustifichi la gravità del reato.
Il futuro del processo
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. Solo dopo si saprà se ci sarà un nuovo processo in Cassazione.
Un delitto che non trova giustificazione
La sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria conferma la gravità del reato commesso da Antonio De Pace. La Corte ha respinto la richiesta di attenuanti generiche, ritenendo che lo stato di stress di De Pace non giustifichi l’omicidio di Lorena Quaranta. Questo caso ci ricorda che la violenza di genere non ha giustificazioni e che la giustizia deve essere applicata con rigore e fermezza.