La battaglia per l’industria automobilistica europea
La battaglia per l’industria dell’automotive portata avanti dal ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, sta prendendo quota. Un fronte di sette Paesi Ue, tra cui Italia, Repubblica Ceca, Polonia, Bulgaria, Slovacchia, Austria e Romania, si è unito per chiedere una revisione anticipata, al 2025, delle norme comunitarie sulle emissioni di CO2 delle auto, che prevedono lo stop all’immatricolazione di nuovi veicoli a benzina e a diesel nel 2035.
Il gruppo ha presentato un non-paper al Consiglio Ue Competitività, che sarà discusso giovedì, prima di arrivare sul tavolo di Ursula von der Leyen. La richiesta si basa sulla necessità di rivalutare la strategia per la transizione verso l’elettrico, che sta mettendo in difficoltà l’industria automobilistica europea.
Il ministro Urso ha definito la situazione un ‘bollettino di guerra’ per un settore ‘al collasso’, sottolineando l’urgenza di ‘cambiare la politica industriale perché sia sostenibile per l’impresa e per l’occupazione’.
La richiesta dei sette Paesi
Oltre all’anticipo della revisione, il documento chiede una strategia industriale a lungo termine per il settore e un piano di investimenti pluriennale per sostenere la filiera nella transizione. La richiesta arriva in un momento in cui le case automobilistiche sono sotto pressione, con l’ombra dell’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca che ha già fatto crollare le azioni di Stellantis, Ford e General Motors a Wall Street.
La richiesta di anticipare la revisione è motivata dalla preoccupazione per le multe che scatteranno già nei prossimi dodici mesi per chi non si adegua al primo target intermedio di riduzione delle emissioni (15% rispetto ai livelli del 2021). Obiettivi difficilmente raggiungibili, denunciano i sette, ‘a causa del rallentamento della diffusione dei veicoli elettrici’ nel Continente.
Il ruolo dei biocarburanti e degli e-fuel
L’Italia e la Repubblica Ceca puntano a strappare l’impegno da parte di Bruxelles sul ‘principio di neutralità tecnologica’, aprendo così la strada a una ‘gamma più ampia’ di tecnologie oltre ai soli veicoli elettrici e all’idrogeno. La richiesta include l’inserimento dei biocarburanti, oltre agli e-fuel, già inclusi nella transizione come richiesto da Berlino.
Il documento non fa cenno diretto ai biofuel, ma suggerisce di dar vita a un approccio di calcolo delle emissioni ‘alternativo’, considerando anche ‘altre tecnologie per contribuire al raggiungimento degli obiettivi’.
Lo stato dell’elettrificazione in Italia
Le e-car rappresentano ancora una nicchia del parco circolante in Italia, dove, secondo l’ultimo rapporto sulla mobilità degli italiani ‘Audimob’, sono appena lo 0,54% del totale, a cui si aggiunge il 5,41% di motori ibridi.
La richiesta di rivedere le norme in anticipo potrebbe essere un’occasione per l’Italia di rilanciare l’industria automobilistica, che sta affrontando sfide significative in un contesto di transizione verso la mobilità elettrica.
Un’opportunità per ripensare la transizione
La richiesta di revisione delle norme sulle emissioni potrebbe rappresentare un’opportunità per ripensare la strategia per la transizione verso l’elettrico. L’inclusione di biocarburanti ed e-fuel potrebbe aprire la strada a un approccio più flessibile e meno centralizzato, che tenga conto delle diverse realtà e delle diverse esigenze dei Paesi membri. L’obiettivo dovrebbe essere quello di garantire una transizione sostenibile, che non penalizzi l’industria e l’occupazione, e che sia in linea con le esigenze del territorio.