Un viaggio storico nell’autodifesa femminile
Il volume “L’autodifesa delle donne. Pratiche, diritto, immaginari nella storia”, edito da Viella e curato da Simona Feci e Laura Schettini, si propone di offrire una nuova prospettiva sulla forza delle donne, raccontando la loro capacità di autodifesa attraverso un viaggio storico che si snoda tra pratiche, diritto e immaginari.
Attraverso 13 saggi di 15 autrici diverse, il libro esplora l’evoluzione del concetto di autodifesa femminile dall’età moderna ai giorni nostri, con un focus principale sull’Italia ma con riferimenti anche ad altri Paesi. L’obiettivo, come spiega la curatrice Simona Feci, è quello di “svincolare dalla polarità tra essere vittime o essere responsabilizzate della violenza”, offrendo una visione più complessa e sfumata del tema.
Il potere rivoluzionario dell’autodifesa
Il libro mette in luce come il potere dell’autodifesa, grazie alla messa a fuoco dei movimenti femministi, sia diventato un concetto rivoluzionario. Questo perché l’autodifesa mette in discussione alla radice il concetto stesso che il cosiddetto ‘sesso debole’ “deve essere difeso perché non sa farlo autonomamente”.
Attraverso esempi concreti, il volume illustra come le donne abbiano sempre cercato di difendersi dalla violenza, sia attraverso pratiche di autodifesa fisica, sia attraverso l’utilizzo di strumenti legali e di rappresentazione artistica.
Le ju-jitsuffragettes e la legittima difesa
Il libro racconta, ad esempio, la storia delle ju-jitsuffragettes di inizio Novecento, suffragiste britanniche che impararono a difendersi dalla violenza della polizia attraverso lo studio del ju jitsu. Questo dimostra come l’autodifesa non si limiti alla semplice forza fisica, ma possa essere anche una forma di resistenza culturale e politica.
Il volume si addentra anche nel tema del diritto, analizzando come l’opinione pubblica e i tribunali hanno guardato alla ‘legittima difesa’ delle donne. Il libro si interroga su come la legge ha interpretato le azioni di donne che sparano, che uccidono i loro aggressori, che assumono l’iniziativa per contrastare e sfuggire alla violenza. In particolare, il volume analizza la richiesta di introdurre la ‘legittima difesa differita’, che potrebbe rendere non sanzionabile anche una forma di reazione non contestuale all’abuso subito.
L’autodifesa nell’arte
Il libro non si limita a esplorare l’autodifesa in ambito fisico e legale, ma si addentra anche nel mondo dell’arte. Il volume analizza come l’autodifesa sia stata rappresentata nell’arte, con esempi come gli spari di colore di Niki de Saint Phalle su quadri che raccontano simbolicamente di abusi e sopraffazione.
Attraverso l’arte, le donne hanno trovato un modo per esprimere la loro esperienza di violenza e di resistenza, dando voce a un’esperienza che spesso rimane silenziosa.
Un testo necessario per una nuova prospettiva
“L’autodifesa delle donne. Pratiche, diritto, immaginari nella storia” è un testo necessario perché racconta di una nuova prospettiva, uno sguardo diverso sulla forza e la capacità delle donne di autodifendersi. Il libro offre un’analisi storica e critica del tema, invitando il lettore a riflettere su come la società ha percepito e interpretato l’autodifesa femminile nel corso del tempo.
Il volume è un’importante contributo al dibattito sul tema della violenza di genere, offrendo un’analisi approfondita e multiforme che tiene conto di diverse prospettive e di diversi contesti storici.
Un’analisi multiforme per un tema complesso
Questo libro offre un’analisi multiforme e approfondita di un tema complesso come l’autodifesa femminile. La sua forza sta nel mettere in luce come l’autodifesa non sia solo una questione di pratiche fisiche, ma anche di diritto, di immaginari e di rappresentazione culturale. L’approccio storico e interdisciplinare del volume permette di comprendere l’evoluzione del concetto di autodifesa femminile nel corso del tempo e di analizzarne le sfumature in diverse culture e contesti.