Un dramma vissuto da una giovane ragazza
“A 21 anni sono stata molestata da un uomo di potere che di anni ne aveva molti più di me. Ero nella stanza del suo ufficio – da lui chiusa a chiave perché forse aveva già programmato tutto – ma quando capii le sue intenzioni corsi verso quella porta, chiusa, senza la chiave dietro. Allora lui mi si avvicinò, ansimante, chiedendomi di dargli un bacio. Credo che in quel momento sbiancai, mi sentii in trappola, paralizzata, indifesa, incapace di qualsiasi reazione. Non voglio neanche pensare a cosa sarebbe potuto succedere”.
Così Francesca (nome di fantasia), oggi 65enne, sposata e con due figli, docente in pensione, racconta, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, il “dramma vissuto da una giovane ragazza” in una città dell’area Vesuviana alle prese con un tentativo di violenza che avrebbe potuto segnarla per la vita ma che, comunque, ha lasciato tracce difficili da cancellare nel suo animo.
“Quando lo vidi prendere la chiave dalla tasca della giacca ed aprire quella porta scappai lontano, ferita e scioccata” aggiunge con la voce tremante ripensando a quei momenti e spiega: “Dopo qualche giorno raccontai tutto ai miei genitori, ma decisi di non denunciarlo. Forse sbagliando, anzi sicuramente sbagliando”.
Una ‘miracolata’
E oggi come si sente? “Come mi sento? Una ‘miracolata’. Non ho altri termini per definire la condizione di una donna sfuggita alla violenza di un uomo senza scrupoli. Un uomo che, abusando della sua posizione di potere, di amministratore pubblico, cercò di ottenere quello che non avrei potuto dargli: la mia dignità e il mio onore. Dignità e onore che ho dovuto difendere almeno in altre tre circostanze che ho vissuto sulla mia pelle e sempre per l’atteggiamento arrogante, intriso di protervia di chi si trova ad esercitare una funzione riconducibile a posizioni di potere, nell’area pubblica e privata, tali da incutere timore nel soggetto debole”.
Un appello alle donne
“Questa esperienza – conclude la donna – è paradigmatica della condizione femminile. Non si tratta di rivendicare cliché abusati sul femminismo ma di riaffermare che nel rapporto tra uomo e donna non ci devono essere soprusi, abusi. La donna va rispettata nella sua integrità psico-fisica. Punto. E alle ragazze e a tutte le donne dico: ribellatevi sempre e denunciate. Non chiudetevi nel silenzio e nel dolore, non abbassate lo sguardo. Non c’è altra strada per affermare la dignità e la libertà delle donne”.
Il silenzio e la paura
La testimonianza di Francesca è un monito contro la violenza sulle donne e un invito a non tacere. La paura di denunciare, il timore di non essere credute, il senso di vergogna sono ostacoli che spesso impediscono alle vittime di chiedere aiuto. È fondamentale sfatare questi tabù e creare un ambiente in cui le donne si sentano libere di parlare e di denunciare, senza paura di giudizio o di ritorsioni.