Un’anima poetica in divenire
Raffaele Curi, figura di spicco nel panorama artistico italiano, noto per la sua attività di regista, drammaturgo e attore, ha recentemente intrapreso un nuovo percorso creativo: la poesia. Il suo primo volume di versi, intitolato “Occhi blu avrà la notte”, è stato pubblicato da Il Cigno edizioni e vede la prefazione di Tahar Ben Jelloun, scrittore e poeta marocchino.
Curi, pur non definendosi un poeta, confessa di nutrire un profondo amore per la poesia, un amore che lo accompagna sin dall’adolescenza, come testimonia la sua profonda ammirazione per Tagore e, più recentemente, per Ben Jelloun.
La genesi della poesia
La genesi della sua opera poetica è legata a un progetto di ristrutturazione del palazzo Rhinocerhos, un edificio seicentesco vicino all’Arco di Giano. L’architetto Jean Nouvel, noto per i suoi capolavori architettonici, incaricò Curi di scrivere dei versi da incidere sulle porte d’acciaio del palazzo.
Le notti insonni, dedicate alla stesura dei versi, hanno riacceso in Curi una passione antica, quella per la poesia. Le parole, incise nell’acciaio, sono diventate il punto di partenza per un viaggio introspettivo, un’esplorazione del mondo interiore che ha portato alla luce un’anima poetica in divenire.
L’interpretazione di Ben Jelloun
Tahar Ben Jelloun, nella sua prefazione, descrive la poesia di Curi come una ferita antica, che si legge nel blu della notte, negli occhi commossi. La sua poesia, secondo Ben Jelloun, è come una musica che viene da lontano, un insieme di note che si intrecciano e si susseguono, creando un’atmosfera di malinconia e nostalgia.
Ben Jelloun, con la sua sensibilità e la sua profonda conoscenza della poesia, ha saputo cogliere l’essenza della poesia di Curi, la sua capacità di evocare emozioni profonde attraverso immagini suggestive e metafore evocative.
Un’arte che salva
Ben Jelloun, in conclusione, sottolinea l’importanza della poesia come strumento di salvezza. La poesia, che si trova nelle parole, nella musica, nelle immagini, ci salva dall’indifferenza e dall’oblio. Ci ricorda la bellezza del mondo e la nostra capacità di amare e di essere amati.
La poesia di Curi, con la sua delicatezza e la sua profondità, si inserisce in questa tradizione di poesia che salva, che ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi e a scoprire la bellezza nascosta nelle cose semplici.
La poesia come ponte tra arte e vita
La scelta di Curi di incidere i suoi versi su porte d’acciaio rappresenta un’interessante metafora. L’acciaio, materiale duro e resistente, diventa un supporto per la poesia, un ponte tra arte e vita. La poesia, che nasce da un’esperienza personale, si materializza in un oggetto concreto, entrando a far parte del mondo esterno. In questo modo, Curi non solo crea un’opera d’arte, ma anche un’esperienza sensoriale che coinvolge il pubblico in modo profondo.