Revenge Porn: Un fenomeno in crescita tra i giovani
Il Revenge Porn, la diffusione non consensuale di immagini o video intimi, è un fenomeno in crescita, soprattutto tra i giovani, con un’incidenza maggiore sulle ragazze. Un rapporto di Nielsen ha evidenziato che, nonostante la maggior parte dei giovani tra i 18 e i 27 anni sia a conoscenza del fenomeno, la consapevolezza delle conseguenze psicologiche e legali è scarsa, sia per la vittima che per l’autore. La survey ha evidenziato che 1 giovane su 4 conosce una vittima di revenge porn, ma la consapevolezza dei rischi legati alla condivisione di contenuti intimi non è diffusa: il 50% dei giovani intervistati rifarebbe la stessa cosa.
Il Revenge Porn può essere realizzato attraverso l’intelligenza artificiale, ad esempio con lo strumento del deepfake. Anche l’utilizzo del deepfake, che viene spesso utilizzato su personaggi famosi o noti, è passibile di reato in quanto configura un’aggressione alla libertà e alla sicurezza della persona.
La condivisione può avvenire attraverso diversi canali, dai siti dedicati al revenge porn ai social media, alle app di messaggistica privata. Ma non deve essere necessariamente attraverso strumenti informatici, anzi, tale particolare fattispecie, seppur è la più tipica, è prevista come aggravante del reato. La condivisione può avvenire con qualsiasi strumento, ciò che rileva è la diffusione, che può essere anche a mani, posta, consegna, affissione di manifesti o volantini.
Nonostante la violenza possa avvenire con qualsiasi mezzo, lo strumento più tipico è lo smartphone, che vale per il 90% degli episodi di revenge porn.
Il Revenge Porn è un reato punito dall’art. 612 ter del Codice Penale rubricato “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”. La pena è di reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000. La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici. La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza. Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi.
Come difendersi dal Revenge Porn: Il progetto “Non mi violare”
Per contrastare questo fenomeno, è stato lanciato il progetto “Non mi violare”, un’iniziativa di education sull’uso responsabile dello smartphone contro il Revenge Porn, realizzata da Motorola in collaborazione con Telefono Rosa, la associazione italiana che dal 1988 offre supporto alle vittime di violenza di genere, con il contributo di Polizia di Stato – Polizia Postale (e con il supporto di AC Monza, Pallacanestro Varese e UYBA Volley).
Il progetto si basa su una guida che fornisce gli strumenti per riconoscere le situazioni a rischio, proteggersi e agire. La guida è arricchita da consigli pratici e si propone l’ambizioso obiettivo di far comprendere che qualsiasi gesto di manipolazione e minaccia deve essere subito intercettato, al fine di scongiurare ogni forma di violenza più grave. Il progetto sottolinea l’importanza di una rete di professionisti che lavorano insieme per dare una risposta adeguata alle richieste di aiuto e a non far sentire le vittime mai sole.
Il progetto “Non mi violare” si inserisce in un contesto più ampio di educazione all’uso etico della tecnologia, in quanto reati online come molestie, diffamazioni, hate speech, cyberstalking, romantic scam e revenge porn, e ancora tutti i fenomeni che riguardano le più giovani, dal sexting alle social challenge con particolare riguardo a quelle che prendono di mira il corpo femminile, possono essere combattuti educando, soprattutto i più giovani, a un utilizzo etico della tecnologia.
Comportamenti a rischio e fattori di vulnerabilità psicologica
Ci sono diversi comportamenti a rischio che possono aumentare la probabilità di essere vittima di revenge porn. Tra questi:
* Pressione da parte del partner o degli amici
* Archiviazione in un cloud non sicuro delle immagini
* Lasciare incustodito lo smartphone/pc o non protetto da password
* Condividere con altre persone le proprie password
* Accettare uno smartphone o un tablet già inizializzato
* Non impostare sullo smartphone un codice di accesso
* Non rifiutare o non disattivare la localizzazione automatica se viene imposta dal partner
Ci sono anche diversi fattori di vulnerabilità psicologica che possono rendere alcune persone più inclini a cedere alle pressioni legate al revenge porn. Tra questi:
* Bassa autostima
* Bisogno di approvazione e affetto
* Dipendenza affettiva
* Paura dell’abbandono, del giudizio e del rifiuto
Riconoscere i fattori di vulnerabilità psicologica che aumentano il rischio di essere coinvolti nel revenge porn richiede attenzione a segnali specifici nel comportamento e nel modo in cui le persone vivono le relazioni e la propria identità. Chi ha una bassa autostima spesso è una persona che tende a dire sempre di sì, non avere un pensiero critico verso il mondo, per paura dell’abbandono e del giudizio e spesso tendono a giustificare i comportamenti disfunzionali del partner, rivolgendo verso se stessi tutta la responsabilità per paura di rovinare la relazione. Frasi come “Non sono abbastanza” o “Sono io quella sbagliata”, “È colpa mia” sono tipici segnali di fragilità emotiva della vittima.
Come difendersi dal Revenge Porn: Azioni concrete
Per difendersi dal revenge porn è importante adottare una serie di azioni preventive e reattive. Dal punto di vista psicologico, è fondamentale:
* Dialogo e ascolto attivo: creare uno spazio sicuro per parlare apertamente e senza giudizio può aiutare chi si sente vulnerabile a riconoscere i propri comportamenti.
* Educazione digitale e emotiva: promuovere la consapevolezza digitale e la gestione emotiva attraverso incontri educativi o materiale informativo.
* Supporto psicologico: incoraggiare l’accesso a percorsi terapeutici mirati a rintracciare le proprie risorse e bisogni, accrescere la propria autostima e lavorare sulla dipendenza affettiva e sui traumi pregressi.
In caso di revenge porn, è possibile:
* Segnalazione sulla pagina web dedicata del GPDP: https://www.garanteprivacy.it/temi/revengeporn
* Diffida alla persona che ha diffuso il contenuto. È utile, ma non indispensabile, rivolgersi a un avvocato per la diffida, anche per evitare di pregiudicare la propria tutela e la punibilità di chi ha diffuso le immagini.
* Segnalazione ai siti dedicati come: https://takeitdown.ncmec.org/it/, https://stopncii.org/, https://help.instagram.com/contact/383679321740945
* Denuncia Forze dell’Ordine e in particolare agli Uffici della Polizia di Stato dislocati in ogni provincia, che possono essere anche raggiunti telefonicamente oppure attraverso una mail laddove necessario.
* Contattare il portale istituzionale della Polizia di Stato www.commissariatodips.it per chiedere una tutela: il portale rappresenta di sicuro uno spazio “protetto” nel quale chiedere informazioni ed avere velocemente l’accesso ad un aiuto pronto e qualificato contro ogni forma virtuale di aggressione.
La necessità di un approccio multidisciplinare
Il problema del revenge porn richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga non solo le forze dell’ordine e gli enti preposti alla tutela della privacy, ma anche le istituzioni scolastiche, le associazioni di volontariato e gli operatori sanitari. È necessario educare le giovani generazioni all’uso responsabile della tecnologia, promuovere la consapevolezza dei rischi e fornire strumenti per proteggersi. È importante anche sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema e combattere la cultura dello stigma e del silenzio che spesso circonda le vittime di revenge porn.