Un video agghiacciante documenta la violenza
Lunedì 11 settembre entra nella fase conclusiva il processo a Reggio Emilia a dieci agenti di polizia penitenziaria accusati, a vario titolo, di tortura, lesioni e falso. I fatti risalgono al 3 aprile 2023, quando un detenuto tunisino fu sottoposto a un brutale pestaggio all’interno del carcere. Il processo si basa su un video delle telecamere interne al carcere che documenta l’accaduto. Le immagini mostrano il detenuto incappucciato con una federa stretta al collo, sgambettato, denudato e picchiato con calci e pugni, anche quando era in terra, e calpestato. Nella seconda fase del pestaggio, il detenuto fu portato in cella, nuovamente picchiato e lasciato nudo dalla cintola in giù per oltre un’ora, malgrado nel frattempo si fosse ferito e sanguinasse.
La fase conclusiva del processo
Conclusi gli interrogatori degli imputati, che hanno tutti scelto il rito abbreviato, lunedì alle 9.30 il Gup Luca Ramponi ascolterà la requisitoria della pm Maria Rita Pantani e le richieste della pubblica accusa. Dopo di lei, avranno la parola le parti civili: l’avvocato Luca Sebastiani per la vittima del pestaggio e i legali del garante nazionale e regionale dei detenuti, nonché delle associazioni Antigone e Yairaiha. Nelle udienze successive, sarà il turno delle difese degli imputati.
La gravità delle accuse e il ruolo della giustizia
Il caso di Reggio Emilia rappresenta un grave esempio di violenza e abuso di potere all’interno di un ambiente che dovrebbe garantire la sicurezza e la dignità dei detenuti. È fondamentale che la giustizia faccia il suo corso e che le responsabilità siano accertate con la massima chiarezza. Questo processo è un momento cruciale per ribadire il principio di legalità e per tutelare i diritti fondamentali di tutti, anche di coloro che si trovano in stato di detenzione.