L’escalation della violenza: da fidanzato affettuoso a omicida
Gino Cecchettin, padre di Giulia, vittima di femminicidio, ha condiviso la sua tragica esperienza durante la presentazione della campagna di sensibilizzazione “#nessunascusa” in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Cecchettin ha descritto l’escalation di violenza del suo ex genero, Filippo, che da fidanzato affettuoso è passato a stalker e poi a omicida. “Filippo ha avuto un’escalation nel suo modo di comportarsi. È passato da fidanzato affettuoso a stalker a omicida”, ha spiegato Cecchettin. “In questo suo percorso non ha avuto modo di capire che stava facendo male a se stesso per primo. Il processo di cambiamento è partito da lui, Giulia non lo sapeva fino all’ultimo giorno.”
Un appello alla prevenzione: fermare il problema alla radice
Cecchettin ha sottolineato l’importanza di non sottovalutare i segnali di pericolo e di intervenire tempestivamente per fermare la violenza. “Nelle nostre conversazioni io parlavo con Giulia e premevo perché lei chiudesse anche il rapporto di amicizia. Perché so come i maschi si comportano se hanno la possibilità di vedere la porta aperta, di continuare la relazione. Lei mi diceva ‘papà Filippo non farebbe male a nessuno'”, ha raccontato. “Non abbiamo la percezione dell’escalation di questo problema che è radicato. La vita non finisce con un no, questo è un valore fondamentale che dovremmo dare, la vita ti pone sempre una scelta”, ha aggiunto. Cecchettin ha poi descritto i suoi sogni ricorrenti in cui cercava di salvare Giulia, evidenziando la consapevolezza del pericolo che si stava avvicinando. “Per mesi ho sognato che arrivavo a Fossò dove Giulia ha sperimentato quello che sappiamo, la caricavo in macchina e la salvavo. In quei momenti pensavo a cosa scatenava questo”, ha detto.
L’importanza dell’empatia e della prevenzione
Cecchettin ha espresso la sua profonda empatia per Filippo, nonostante il dolore che gli ha causato. “Io cerco sempre di empatizzare con tutti anche con chi mi ha creato dolore perché da papà ti dai tante colpe, pensi di non aver fatto abbastanza”, ha spiegato. Ha poi concluso il suo intervento con un appello alla prevenzione: “abbiamo parlato di pene, di legislazioni ma quando si arriva a commettere un atto del genere, l’essere umano non arriva a pensare a tanto, ha già deciso il suo comportamento indipendentemente da quello che sarà il suo futuro, come un corto circuito che viene generato da un processo che c’è a monte. Noi dobbiamo fermare processo a monte.”
L’importanza della prevenzione e dell’intervento precoce
La storia di Giulia e Filippo è un monito a non sottovalutare i segnali di pericolo e a intervenire tempestivamente per fermare la violenza. L’escalation della violenza è un processo graduale che può essere interrotto se si riconoscono i primi segnali di allarme. È fondamentale educare le giovani generazioni al rispetto e alla parità di genere, promuovendo una cultura di non violenza e di ascolto.