Un Fondo per il Clima in discussione alla Cop29
La Cop29 di Baku è il palcoscenico per una delicata trattativa sul futuro del finanziamento per il clima. L’Accordo di Parigi, firmato nel 2015, prevedeva un fondo di aiuti da 100 miliardi di dollari all’anno, che scade nel 2025. Ora, con la scadenza in vista, i paesi in via di sviluppo chiedono un nuovo fondo, più consistente e con una struttura diversa.
Secondo quanto riportato dal sito statunitense Politico, citando due fonti diplomatiche dell’Ue, la proposta dell’Unione Europea per il nuovo fondo si aggira tra i 200 e i 300 miliardi di dollari all’anno. Questa cifra, pur essendo significativamente più alta rispetto ai 100 miliardi dell’attuale fondo, è ben lontana dalla richiesta dei paesi in via di sviluppo, che hanno chiesto 1.300 miliardi di dollari all’anno, principalmente in contributi a fondo perduto.
Differenze di approccio tra Ue e Paesi in via di Sviluppo
La divergenza di opinioni tra l’Ue e i paesi in via di sviluppo si basa su due punti cruciali: l’ammontare del fondo e la sua composizione. I paesi in via di sviluppo puntano a un fondo sostanzialmente più alto e composto principalmente da donazioni, mentre l’Ue, insieme agli Stati Uniti, principali paesi donatori, propongono una cifra inferiore e una struttura più diversificata. L’idea dell’Ue è di integrare i contributi pubblici a fondo perduto con prestiti concessi dalle banche multilaterali di sviluppo e dal settore privato, con la garanzia degli stati.
Un mix di contributi e prestiti
Secondo alcuni analisti, l’ipotesi dell’Ue prevede un nocciolo di 200-300 miliardi di dollari in contributi pubblici a fondo perduto, a cui si aggiungerebbero prestiti a tasso agevolato dalle banche multilaterali di sviluppo e dal settore privato, garantiti dagli stati. In questo modo, si potrebbe arrivare ad una cifra complessiva di aiuti sui 1000 miliardi di dollari all’anno.
Un compromesso necessario
La negoziazione sul nuovo fondo per il clima è un processo complesso che richiede un compromesso tra le diverse posizioni. L’Ue, pur riconoscendo la necessità di un impegno maggiore per affrontare il cambiamento climatico, sembra voler bilanciare l’impegno finanziario con una struttura che consenta di mobilitare risorse anche dal settore privato. Sarà interessante vedere come si evolverà la discussione e se si riuscirà a trovare un accordo che soddisfi le esigenze di tutti i paesi.