Un’astronoma ucraina a Trieste: “Non ci sentiamo soli, ma dobbiamo combattere”
Daria Dobrycheva, astronoma ucraina, ha lasciato per poche ore la tranquillità della Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) di Trieste per tornare a Kiev, una città avvolta dalla nebbia di guerra. La sua permanenza a Trieste, dove ha tenuto un seminario sulla mappatura e catalogazione delle galassie, è stata un momento di respiro per lei e per il marito che l’ha accompagnata, ma anche un’occasione per rafforzare la collaborazione tra la Sissa e il Main Astronomical Observatory di Kiev, iniziata nel 2022.
“Non ci sentiamo soli in questo modo”, afferma Daria, riferendosi non solo a lei e al marito, ma all’intero popolo ucraino. La comunità scientifica ucraina è fortemente limitata nelle sue attività, sia per la presenza di familiari al fronte o in territori occupati, sia per le conseguenze dirette dell’invasione russa.
“Dei due principali osservatori, uno è stato occupato dai russi; i radiotelescopi sono stati distrutti sempre dai russi per recuperare metalli”, racconta Daria. “A Odessa, un osservatorio importante si affaccia sul mare e viene spesso bombardato; anche a Mykolaiv un altro piccolo osservatorio è stato bombardato, quindi i colleghi non possono più fare osservazioni, si limitano ad analizzare i dati”. E poi c’è l’osservatorio di Terskol, “occupato dai russi, dove lavorava una mia amica e collega, che è stata invitata ad andare via”.
Nonostante le difficoltà, la comunità scientifica ucraina continua a lavorare. Quest’anno, in occasione dell’80° anniversario dell’osservatorio di Kiev, si è tenuto un congresso internazionale, a cui ha partecipato anche Carlo Baccigalupi, astrofisico della Sissa. “E’ molto importante che sia venuto”, sottolinea Daria.
L’incertezza del futuro e la richiesta di armi
Daria Dobrycheva non vede la pace imminente. “Dobbiamo combattere”, afferma con fermezza. “Ieri una famiglia è stata sterminata nei territori occupati, perché fare la pace adesso?”
L’elezione di Trump suscita preoccupazione in Ucraina. “Non sappiamo cosa aspettarci”, dice Daria, che si chiede se il nuovo presidente americano porterà “un regalo o un bastone” per Natale.
Dall’Europa, invece, l’Ucraina si aspetta “più armi”. “Dobbiamo difenderci”, ribadisce Daria. “Un nostro studente dal fronte ha chiesto un giubbotto antiproiettili, abbiamo fatto una raccolta fondi e glielo abbiamo spedito. Chiediamo armi. Se non si ferma la Russia, non ci sarà la pace”.
La vita quotidiana sotto il bombardamento
La vita quotidiana in Ucraina è segnata dalla guerra. “Siamo preparati per i black out, con batterie per cellulari, computer, generatori per ogni esigenza”, racconta Daria, che aggiunge con un pizzico di ironia: “Ci stiamo preparando per le bombe atomiche”.
Un collega astronomo di Daria è al fronte. “Manda foto in divisa, ha combattuto nei posti più caldi”, racconta Daria. “Siamo in contatto. Qualche giorno fa non ricordavo una teoria e alcuni calcoli riguardanti i corpi stellari, quando ci siamo sentiti gliel’ho detto e lui mi ha risposto ‘ti richiamo’. Dopo qualche minuto mi ha richiamata e nonostante i combattimenti, aveva fatto i calcoli e risolto il mio problema”.
Il coraggio e la resilienza della scienza ucraina
La storia di Daria Dobrycheva e dei suoi colleghi è un esempio di coraggio e resilienza. Nonostante le difficoltà e le perdite, la comunità scientifica ucraina continua a lavorare, a ricercare e a contribuire al progresso della conoscenza. La loro determinazione è un’ispirazione per tutti noi e un monito a non dimenticare la tragedia che sta vivendo l’Ucraina.