Emendamenti bocciati, Egitto rimane ‘Paese sicuro’
La Commissione parlamentare ha bocciato tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni che miravano a escludere l’Egitto dalla lista dei ‘Paesi sicuri’ prevista dal decreto flussi. La decisione è stata presa nonostante le numerose denunce di violazioni dei diritti umani nel Paese e le recenti testimonianze emerse nel processo per l’omicidio di Giulio Regeni. “È grave e oltraggioso”, ha dichiarato il deputato democratico Gianni Cuperlo, “che questa decisione sia stata presa proprio nel giorno in cui, nel processo per l’omicidio di Giulio Regeni, è stata acquisita la testimonianza di un detenuto dello stesso carcere che ha raccontato di aver visto Giulio condotto nella stanza degli interrogatori con mani ammanettate dietro la schiena e occhi bendati, e successivamente riportato in cella in condizioni gravissime, trasportato a spalla, sfinito dalle torture.”
Nuovi dettagli sul caso Regeni e la denuncia delle violazioni dei diritti umani
La testimonianza del detenuto, che ha riferito di aver visto Regeni condotto agli interrogatori in stato di arresto e successivamente riportato in cella in condizioni pessime a causa delle torture, si aggiunge alle numerose denunce di violazioni dei diritti umani in Egitto. Il deputato Cuperlo ha sottolineato come anche il rapporto di Freedom House classifichi l’Egitto come un ‘Paese non libero’ a causa dei sistematici abusi delle forze di sicurezza, delle condizioni carcerarie disumane e dell’aumento delle condanne a morte e delle esecuzioni sotto il regime di al-Sisi. “Un quadro allarmante che rende la decisione di bocciare tutti gli emendamenti delle opposizioni non solo inaccettabile, ma moralmente insostenibile”, ha concluso Cuperlo.
Un’ombra di dubbi sul ‘Paese sicuro’
La decisione di mantenere l’Egitto nella lista dei ‘Paesi sicuri’ solleva serie preoccupazioni. Le testimonianze emerse nel processo Regeni e le denunce di violazioni dei diritti umani da parte di organizzazioni internazionali come Freedom House, evidenziano un quadro allarmante che contrasta con la definizione di ‘Paese sicuro’. La scelta del governo italiano di ignorare questi segnali di allarme è discutibile e alimenta dubbi sulla reale attenzione alle questioni di tutela dei diritti umani.