Un risarcimento in sospeso per un ferimento grave
Nel 2013, Magaiber Sulejmanovic, un uomo che viveva in un campo nomadi del centro Italia, è stato gravemente ferito da un colpo di pistola sparato da un agente di polizia mentre fuggiva in auto dopo un furto a Torino. La vicenda ha avuto un lungo iter giudiziario, con un processo penale che ha portato alla condanna dell’agente in appello a sei mesi con la condizionale.
In primo grado, Sulejmanovic ha ottenuto un risarcimento di 480 mila euro, ma la somma non è stata ancora versata. Il processo è ora giunto in Corte d’Appello, dove si discuterà della richiesta di risarcimento.
La causa era stata inizialmente avviata a Roma, ma il tribunale capitolino aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale. Nel 2013, Sulejmanovic aveva ricevuto 50 mila euro a titolo di provvisionale, un acconto sul risarcimento complessivo, in sede penale.
L’invito alla conciliazione e le difficoltà di Sulejmanovic
L’avvocato Domenico Peila, che assiste Sulejmanovic insieme al collega Enrico Usseglio Min, ha affermato che la parte avversa non ha mai accettato le proposte di transazione presentate negli ultimi undici anni. Questo atteggiamento di chiusura potrebbe comportare un onere ulteriore per lo Stato.
Il giudice istruttore torinese Francesco Eugenio Rizzi ha formalmente invitato le parti a trovare un accordo e a coltivare il tentativo di conciliazione, aggiornando la causa a gennaio.
A causa del ferimento, Sulejmanovic ha un’invalidità dell’80%. I suoi legali affermano che cammina con enormi difficoltà, solo con l’aiuto di stecche che gli serrano le gambe.
Considerazioni
La vicenda di Sulejmanovic solleva diverse questioni. Da un lato, la necessità di garantire un risarcimento adeguato per un ferimento grave che ha causato un’invalidità permanente. Dall’altro, la necessità di evitare un onere eccessivo per lo Stato. La conciliazione potrebbe essere una soluzione vantaggiosa per entrambe le parti, evitando ulteriori spese legali e tempi di attesa. Il caso rappresenta un esempio di come la giustizia penale e civile si intrecciano, con la condanna penale dell’agente che non ha ancora portato al pagamento del risarcimento dovuto.