Tre vite spezzate per futili motivi
La tragedia di tre giovani vite spezzate a Napoli ha scosso l’opinione pubblica e ha acceso un faro sui pericoli che minacciano i ragazzi in città. Santo Romano, Francesco Pio Maimone e Giovan Battista Cutolo, tutti uccisi da minorenni per motivi futili, sono diventati simboli di una violenza dilagante che sembra non conoscere limiti.
Mena De Mare, mamma di Santo Romano, un giovane calciatore ucciso mentre cercava di fare da paciere in una lite per un paio di scarpe sporcate, ha espresso il suo dolore e la sua rabbia a ‘Porta a porta’. “Non mi spiego perché questi minorenni vanno in giro così. Forse hanno la convinzione che non pagano per quello che fanno”, ha detto la donna, denunciando la mancanza di rispetto per la vita e la facilità con cui si ricorre alla violenza.
Anche i genitori di Francesco Pio Maimone, ucciso da un proiettile vagante durante una lite per una scarpa sporcata, hanno espresso la loro disperazione. Francesco Pio, che non era coinvolto nella lite, si trovava al posto sbagliato al momento sbagliato e ha pagato con la vita la sua innocenza.
Giovan Battista Cutolo, detto Giogiò, è stato ucciso da un minorenne mentre cercava di proteggere un ragazzo bullizzato. Anche in questo caso, la violenza è scoppiata per un motivo futile, e Giogiò ha perso la vita a soli 24 anni.
L’appello dei genitori: “Guardate i vostri figli”
Le mamme di Santo, Francesco Pio e Giogiò hanno rivolto un appello accorato ai genitori di tutti i ragazzi, invitandoli a prestare maggiore attenzione ai loro figli e a cercare di comprenderne i comportamenti. “Guardate i vostri figli”, ha detto Mena De Mare, “non lasciateli soli, cercate di capire cosa sta succedendo nelle loro vite.”
I genitori delle vittime hanno anche chiesto alle istituzioni di intervenire per contrastare la violenza giovanile, creando strutture sportive e ricreative per tenere impegnati i ragazzi e offrendo loro opportunità di crescita e di socializzazione.
La facilità di accesso alle armi
Un punto dolente sollevato dai genitori delle vittime è la facilità con cui i minorenni si procurano le armi. “Questi minorenni si procurano le armi come se fossero accendini”, ha denunciato la mamma di Giogiò, “quante scuse ci devono a me, alla mamma di Francesco Pio e di Santo. Hanno massacrato i nostri figli.”
Le parole di queste mamme sono un grido di dolore e un appello accorato a tutti noi a riflettere sulla gravità del problema della violenza giovanile e a cercare soluzioni concrete per proteggere i nostri ragazzi.
Riflessioni sul dramma
Le storie di Santo, Francesco Pio e Giogiò sono un monito su come la violenza giovanile possa colpire chiunque, in qualsiasi momento. La facilità con cui i minorenni si procurano le armi e la loro apparente disinvoltura nell’utilizzarle sono un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. È necessario un impegno collettivo per contrastare la violenza giovanile, attraverso la prevenzione, la formazione e l’educazione al rispetto della vita e della legge. La creazione di opportunità di svago e di crescita per i ragazzi è fondamentale per indirizzarli verso percorsi positivi e per allontanarli dal rischio di delinquenza.