La virologa che si cura con i virus
Beata Halassy, virologa dell’Università di Zagabria, ha affrontato la recidiva del tumore al seno con una strada “non convenzionale”: ha utilizzato una terapia da lei stessa messa a punto e basata su due virus coltivati in laboratorio. La ricercatrice, che aveva già subito una mastectomia, ha deciso di non sottoporsi nuovamente alla chemioterapia e ha studiato la letteratura scientifica per sviluppare una terapia basata sulla viroterapia oncolitica, un settore emergente che utilizza i virus per attaccare le cellule tumorali e stimolare il sistema immunitario.
Halassy ha scelto di utilizzare due virus, quello del morbillo e uno dei virus della stomatite vescicolare, sui quali aveva lavorato in passato. Ha iniettato direttamente il preparato nel tumore per due mesi, sotto costante monitoraggio medico. Il tumore si è ridotto progressivamente senza gravi effetti collaterali e, dopo l’asportazione chirurgica, la ricercatrice è stata trattata con un anticorpo monoclonale per un anno.
L’analisi del tessuto tumorale ha confermato il successo della terapia, dimostrando l’infiltrazione da parte delle cellule immunitarie. Halassy, dopo aver affrontato diversi rifiuti da parte di riviste scientifiche, è riuscita a pubblicare i suoi risultati sulla rivista Vaccine.
Un caso che solleva un dibattito etico
Il caso di Halassy ha sollevato un vivace dibattito etico riguardo all’auto-sperimentazione. La ricercatrice stessa definisce la sua scelta come “qualcosa da non imitare”, sottolineando la complessità della terapia e la necessità di una solida preparazione scientifica. La rivista Nature ha dedicato un articolo al caso, evidenziando le controversie che lo circondano.
La viroterapia oncolitica è una tecnica promettente, ma si trova ancora in fase di sperimentazione clinica. Le sperimentazioni finora condotte si sono concentrate su tumori con metastasi, ma ora stanno considerando anche gli stadi più precoci. Non esistono invece test specifici per il tumore al seno.
Il futuro della viroterapia oncolitica
Nonostante le polemiche, Halassy non ha rimpianti per la sua scelta e continua a lavorare per sviluppare la sua terapia. Ha ottenuto un finanziamento per sperimentare la sua tecnica su animali domestici, con l’obiettivo di ampliare le conoscenze e le applicazioni della viroterapia oncolitica.
Il caso di Halassy dimostra il potenziale della viroterapia oncolitica come terapia antitumorale, ma evidenzia anche l’importanza di un approccio etico e scientificamente rigoroso alla sperimentazione. La ricerca in questo campo continua ad avanzare, con l’obiettivo di sviluppare terapie efficaci e sicure per i pazienti affetti da tumore.
Considerazioni personali
La storia di Beata Halassy è un esempio di coraggio e determinazione scientifica. La sua scelta di sperimentare la viroterapia su se stessa, pur essendo discutibile dal punto di vista etico, dimostra la sua profonda conoscenza del campo e la sua fiducia nella sua ricerca. Il suo caso apre un dibattito importante sull’auto-sperimentazione in ambito medico, sollevando questioni cruciali riguardo ai limiti e alle responsabilità della ricerca scientifica. Tuttavia, la sua tenacia e il suo successo nel curare il proprio tumore offrono una speranza per il futuro della viroterapia oncolitica e per la lotta contro il cancro.