Il mistero del primo illustratore di Diabolik
Il protagonista di questo libro non è il misterioso Diabolik, il “Re del Terrore”, come strillava in copertina il primo numero di uno dei fumetti italiani più famosi di sempre. Ma il protagonista è comunque un mistero, ed è legato proprio a quel numero uno: chi fu il primo illustratore di Diabolik? Chi disegnò quell’iconico sguardo di ghiaccio? Di lui, di quell’illustratore che consegnò tavole incomplete e poi sparì per sempre, si conosceva solo il cognome, Zarcone, e il soprannome, “Il Tedesco”.
Ma chi era davvero? Da dove veniva l’uomo che aveva dato un volto al criminale ideato da Angela Giussani e pubblicato dall’editore Gino Sansoni, marito di Angela? Era realmente esistito o era solo un’invenzione dello stesso Sansoni per tutelare un amico?
A queste e ad altre domande risponde l’avvincente romanzo ispirato a una storia vera dal titolo “Non sono stato io” (IF Edizioni), frase che conclude il libro e che precede la postfazione di Mario Gomboli, l’attuale direttore editoriale di Astorina, che ancora pubblica Diabolik.
Un viaggio nella Milano degli anni Sessanta
Ventitré capitoli che avvinghiano il lettore ricostruendo passo dopo passo la caccia al primo illustratore del Re del Terrore. Libro firmato da Gianni Bono, giornalista e storico del fumetto, e da Raffaele Mangano, reduce dal successo di un altro romanzo ispirato un personaggio reale, “La riga sulla emme” (Lupetti Editore, 2022).
Il testo trabocca di aneddoti sulla “Milano opulenta degli anni Sessanta”, quella del boom economico, popolata da personaggi straordinari che ritroviamo tutti nel libro: l’investigatore Tom Ponzi e il giornalista Guglielmo Zucconi, Gianni Brera (che all’epoca dirigeva la rivista “Forza Milan”) e Ottavio Missoni (campione di atletica prima di sfondare nella moda).
Tra gli aneddoti più gustosi, la scelta del nome del personaggio, che avrebbe dovuto chiamarsi Diabolicus o Diabolic, prima che una esotica kappa sostituisse la “c”. Una kappa che fece capolino anche nel nome del marito dell’ideatrice Giussani, Gino, dando vita così al commissario Ginko.
La scoperta del segreto
Il mistero del primo illustratore verrà risolto solo nelle ultime pagine del libro, dopo una serie di false piste verosimili ma non veritiere. E gli ultimi capitoli dedicati alla caccia di Angelo Zarcone, regalando momenti poetici e persino spunti sulla fisica quantistica, arrivano alla verità partendo dall’acquisto casuale di un quadro nella bottega un rigattiere.
A corredo del romanzo, le ultime venti pagine offrono al lettore la riproduzione di documenti straordinari, tra cui la copertina del primo numero di Diabolik, la firma di Zarcone nascosta nel fumetto, il ritratto dell’illustratore, le copertine delle riviste e dei libri pubblicati all’epoca da Sansoni (da ‘Parigi nuda’ a ‘Realtà proibita’) e un quadro esposto nella basilica di Sant’Apollinare e che ritrae il fondatore dell’Opus Dei.
Un libro che non può mancare sugli scaffali di chi ama il mistero e, soprattutto, di chi ama Diabolik.
Un’indagine appassionante e ricca di spunti
“Non sono stato io” è un libro che cattura il lettore fin dalle prime pagine, conducendolo in un viaggio affascinante alla scoperta del primo illustratore di Diabolik. La ricostruzione storica è precisa e dettagliata, e la trama è ricca di colpi di scena e suspense. L’intreccio tra aneddoti, personaggi reali e la ricerca del mistero crea un’atmosfera coinvolgente che non lascia il lettore indifferente. Il libro offre anche spunti interessanti sulla cultura popolare italiana degli anni Sessanta, sulle origini del fumetto e sulla figura di Diabolik, un personaggio che continua ad affascinare e a ispirare generazioni di lettori.