La scomparsa di Licia Pinelli
Si è spenta a Milano, all’età di 96 anni, Licia Pinelli, vedova dell’anarchico Giuseppe Pinelli, accusato ingiustamente della strage di Piazza Fontana avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969. Nata nel 1928 a Senigallia (Ancona), si trasferì a Milano all’età di due anni, dove ha vissuto per tutta la vita.
Licia Pinelli lascia le due figlie, Silvia e Claudia, e un vuoto incolmabile nella lotta per la verità sulla strage di Piazza Fontana, un evento che ha segnato profondamente la storia d’Italia.
Una vita dedicata alla ricerca della verità
Per quasi 60 anni, Licia Pinelli ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità sulla morte del marito. Giuseppe Pinelli, ferroviere e anarchico, fu arrestato il 13 dicembre 1969 e accusato di essere uno dei responsabili della strage di Piazza Fontana. Dopo quattro giorni di interrogatorio, Pinelli morì cadendo dalla finestra della questura di Milano in circostanze mai del tutto chiarite.
Licia Pinelli non si è mai arresa, lottando per far luce sulla morte del marito e per ottenere giustizia per lui. La sua determinazione e il suo coraggio sono stati un esempio per tutti coloro che si battono per la verità e la giustizia.
Un simbolo di resistenza e giustizia
La figura di Licia Pinelli è diventata un simbolo di resistenza e giustizia. La sua lotta per la verità ha contribuito a mantenere viva la memoria della strage di Piazza Fontana e a far sì che non venisse dimenticata. La sua storia è un monito per tutti noi, un invito a non arrendersi mai nella ricerca della verità e della giustizia.
Nel 2015, Licia Pinelli è stata nominata commendatore al Merito della Repubblica dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in riconoscimento del suo impegno e della sua dedizione alla verità. Nel 2009, Napolitano l’aveva invitata al Quirinale con Gemma Capra, vedova del commissario Luigi Calabresi, in occasione della Giornata della memoria delle vittime del terrorismo.
Un’eredità di lotta per la verità
La scomparsa di Licia Pinelli lascia un vuoto profondo, non solo per la sua famiglia, ma anche per tutti coloro che si battono per la verità e la giustizia. La sua eredità è un monito a non dimenticare le vittime della strage di Piazza Fontana e a continuare la lotta per far luce su un evento che ha segnato profondamente la storia d’Italia. La sua storia ci ricorda che la ricerca della verità è un dovere morale e che la lotta per la giustizia non deve mai cessare.