L’ultimatum USA e la diminuzione degli aiuti
La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza continua ad essere critica, con la quantità di aiuti che raggiunge il territorio in calo rispetto ai mesi precedenti. Secondo i dati ufficiali israeliani, la quantità di aiuti è scesa al livello più basso da dicembre, nonostante gli Stati Uniti abbiano lanciato un ultimatum di 30 giorni il mese scorso, minacciando sanzioni se non ci fosse stato un aumento delle forniture umanitarie.
L’ultimatum, consegnato il 13 ottobre, scade martedì o mercoledì. Non è chiaro quali misure verranno adottate di fronte all’apparente inadempienza di Israele alle richieste statunitensi, ma potrebbero includere uno stop temporaneo delle forniture di alcuni tipi di munizioni o di altra assistenza militare.
Dall’inizio di novembre, solo 8.805 tonnellate di aiuti alimentari hanno attraversato i posti di blocco israeliani per entrare nella Striscia di Gaza.
Un’apparente concessione di Israele
In un’apparente concessione dell’ultimo minuto, le autorità israeliane hanno annunciato un’estensione della “zona umanitaria” designata, aggiungendo aree interne che potrebbero parzialmente alleviare l’intenso sovraffollamento e consentire ad alcuni sfollati di allontanarsi dalla costa con l’avvicinarsi dell’inverno.
Tuttavia, sembra che Israele abbia ignorato la maggior parte delle richieste formulate in una lettera inviata congiuntamente dal segretario di Stato americano, Antony Blinken, e dal ministro della Difesa, Lloyd Austin, il 13 ottobre.
Un’escalation pericolosa?
L’apparente disattenzione di Israele alle richieste statunitensi è un segnale preoccupante. La situazione a Gaza è già estremamente delicata, con una popolazione in difficoltà e un’instabilità politica crescente. L’incapacità di fornire aiuti umanitari adeguati potrebbe portare a un’ulteriore escalation del conflitto, con conseguenze disastrose per la popolazione civile.