Un allestimento ‘consumista’ per il Turco in Italia
Il Teatro Pergolesi di Jesi ha ospitato la prima del “Turco in Italia” di Rossini, dopo ben 205 anni dall’ultima rappresentazione. Il regista Roberto Catalano ha scelto di dare all’opera una cornice ‘consumista’, facendo della protagonista, Donna Fiorilla, un esempio di shopping compulsivo. L’idea di fondo è che “non si dà follia maggiore dell’amare un solo oggetto”, anche se si tratta di persone.
La scena è un’esplosione di colori e di oggetti: vetrine illuminate, fattorini indaffarati che consegnano pacchi con scritto “Vero amore”, e quattro ‘sirene’ della pubblicità vestite come le gemelle Kessler che diffondono una “polverina” irresistibile che spinge tutti all’acquisto.
La storia, ambientata nell’Italia del boom economico, vede il turco Selim invaghito di Fiorilla, già sposata con Geronio. Il marito, per riconquistare la moglie, dovrà affrontare una serie di situazioni esilaranti e minacciare di rispedire Fiorilla a casa, che alla fine si ritrova a piangere la felicità perduta davanti a un cumulo di oggetti a cui non attribuisce più alcun valore.
L’opera si conclude con un finale agrodolce: Geronio riconquista Fiorilla, ma non cancella del tutto i suoi desideri di evasione, mentre Selim riparte con Zaida, la sua vecchia fiamma che gli è rimasta fedele.
Un cast di bravi cantanti e un’orchestra energica
Il cast è composto da un gruppo di bravi cantanti, con Nahuel Di Pierro nei panni di Selim, Elena Galitskaya come Fiorilla, Fabio Capitanucci come Geronio, Francisco Brito come Narciso, Daniele Terenzi (sostituto di Bruno Taddia) come Prosdocimo, Francesca Cucuzza come Zaida e Antonio Garés come Albazar.
La recitazione è sempre molto movimentata e il canto è funzionale alla partitura orchestrale, diretta con vorticosa efficacia da Hossein Pishkar sul podio dell’Orchestra Giovanile Cherubini e del Coro Lirico Veneto preparato da Giuliano Fracasso.
La messinscena è colorata e divertente, con gli abiti dei fattorini blu e quelli dei protagonisti gialli, colori riproposti anche negli ambienti che ricreano l’Italia del boom economico.
Le scene sono di Guido Buganza, i costumi di Ilaria Ariemme e le coreografie di Marco Caudera.
Un’opera che riflette la società moderna
L’allestimento del “Turco in Italia” a Jesi è un esempio di come la cultura possa riflettere la società moderna. L’opera, composta nel 1814, viene rivisitata in chiave contemporanea, con un focus sul consumismo e sulla società dei consumi. La scelta di rendere Fiorilla un esempio di shopping compulsivo è un modo per sottolineare la superficialità e l’inutilità di un’esistenza basata solo sul possesso di oggetti. L’opera, pur con un finale agrodolce, ci invita a riflettere sul vero valore della felicità e sull’importanza di non lasciarsi sedurre da un’illusoria promessa di appagamento.