Ricerca di frontiera in Europa: 571 milioni di euro per 57 progetti
L’European Research Council (ERC) ha assegnato un finanziamento complessivo di 571 milioni di euro a 57 progetti di ricerca di frontiera, tramite gli Erc Synergy Grant. I progetti, che coinvolgono 201 ricercatori (32% donne) di 184 università e centri di ricerca in 24 Paesi, spaziano dall’astrofisica alla medicina rigenerativa, dalle tecnologie digitali al cambiamento climatico.
Gli Erc Synergy Grant, che possono arrivare fino a 10 milioni di euro per singolo progetto per una durata massima di 6 anni, intendono promuovere avanzamenti significativi nella frontiera della conoscenza attraverso l’integrazione interdisciplinare, nuove linee di indagine produttiva e l’adozione di metodi innovativi.
La Germania è il Paese con il maggior numero di progetti ospitati (34), seguito da Regno Unito (18) e Francia (13).
Tra i sette progetti vincitori che vedono l’Italia protagonista, spiccano Custom-Made, volto a sviluppare terapie a base di cellule staminali per le malattie neurodegenerative, condotto dal team di Elena Cattaneo all’Università Statale di Milano; GravNet, sulle onde gravitazionali, con la partecipazione di Claudio Gatti dell’Istituto nazionale di fisica nucleare; GWSky, con il coinvolgimento di Enrico Barausse della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati; MOSAIC, sulle scienze occulte nelle culture islamiche, con Matteo Martelli dell’Università di Bologna; RECAP, sulle origini dell’universo, con Laura Pentericci e Valentina D’Odorico dell’Istituto nazionale di astrofisica; REMAKE, sulla ricostruzione del suono degli strumenti storici a tastiera, con Massimiliano Guido dell’Università di Pavia; e SKIN2DTRONICS, sui materiali bidimensionali per l’elettronica, con Gianluca Fiori dell’Università di Pisa.
L’Università Statale di Milano si conferma come un polo di eccellenza per la ricerca, con 63 progetti premiati dal 2010 a oggi dal Consiglio europeo della ricerca, per un valore totale di oltre 65 milioni di euro.
“Gli scienziati devono poter valorizzare le sinergie tra i diversi ambiti ed essere in grado di unire e condividere forze, strumenti e competenze”, ha detto la rettrice Marina Brambilla. “Il valore aggiunto che può offrire la Statale di Milano è ben racchiuso in questo: un grande ateneo che, grazie alla sua multidisciplinarietà, mette in grado i suoi ricercatori di affrontare le sfide più alte della complessità del presente”.
Tra i progetti finanziati, spicca anche GravNet, che si propone di sviluppare e testare un’innovativa piattaforma per andare a caccia di onde gravitazionali ad alta frequenza, che potrebbero rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo e scoprire eventi astrofisici ancora inosservati.
Un altro progetto di grande interesse è Recap, che punta a svelare i misteri della ‘nebbia’ che avvolgeva l’universo primordiale, analizzando i dati raccolti da vari osservatori e telescopi per comprendere questa ancora enigmatica fase dell’Universo.
Questi progetti, finanziati dall’ERC, rappresentano un investimento importante per il futuro della scienza in Europa e un’opportunità per i ricercatori italiani di distinguersi a livello internazionale.
GravNet: alla scoperta delle onde gravitazionali ad alta frequenza
Il progetto GravNet, finanziato con un Erc Synergy Grant da 10 milioni di euro, si propone di sviluppare e testare un’innovativa piattaforma per andare a caccia di onde gravitazionali ad alta frequenza.
La ricerca, della durata di 6 anni, è stata proposta da una squadra di 4 ricercatori provenienti da istituti di 3 diversi paesi: Claudio Gatti dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Matthias Schott dell’Università tedesca di Bonn, Diego Blas dell’Istituto spagnolo di Fisica delle Alte Energie e Dmitry Budker dell’Università tedesca Johannes Gutenberg di Magonza.
La prima rivelazione di onde gravitazionali realizzata nel 2015 ha inaugurato una nuova era della fisica. Da allora, sono stati rivelati quasi un centinaio di eventi di onde gravitazionali prodotte in fusioni di buchi neri e stelle di neutroni, che raggiungono una frequenza compresa tra 10 hertz a 10 chilohertz. Tuttavia, nessun esperimento ad oggi è riuscito a esplorare frequenze più alte, dove si potrebbero nascondere segnali generati dalla fusione di buchi neri primordiali, dalla materia oscura o da fenomeni violenti avvenuti in tempi cosmologici primordiali.
Per colmare questa lacuna, GravNet si propone di esplorare questa banda di frequenza con un approccio completamente innovativo, impiegando diverse tecnologie e metodi e misurando contemporaneamente i segnali registrati in più rivelatori in tutta Europa. Si potrebbe così aprire una nuova finestra nel campo della rivelazione delle onde gravitazionali.
Recap: svelando i misteri dell’universo primordiale
Svelare i misteri della ‘nebbia’ che avvolgeva l’universo primordiale: è l’obiettivo di Recap, il progetto coordinato da quattro scienziate, di cui tre italiane, che ha vinto un finanziamento dal Consiglio Europeo della Ricerca da 10 milioni di euro.
A guidare 2 dei gruppi di ricerca sono Laura Pentericci e Valentina D’Odorico dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. “Il nostro progetto nasce dalla voglia di combinare le nostre capacità diverse e complementari, per affrontare insieme uno dei più grandi misteri dell’astrofisica moderna, cioè l’epoca della reionizzazione”, ha detto Pentericci.
L’epoca della reionizzazione rappresenta una fase di transizione attraversata dall’Universo, iniziata circa 100-200 milioni di anni dopo il Big Bang, durante la quale l’enorme nube di idrogeno neutro che permeava l’universo, come una densa nebbia, è gradualmente svanita facendo filtrare la luce.
Recap, acronimo di per REionization Complementary Approach Project, e che vede la partecipazione anche di Benedetta Ciardi dell’Istituto Max Planck per l’Astrofisica in Germania e Kirsten Kraiberg Knudsen dell’Università Chalmers in Svezia, punta ad analizzare i dati raccolti da vari osservatori e telescopi per comprendere questa ancora enigmatica fase dell’Universo.
“Questo progetto – ha aggiunto D’Odorico – ci permetterà di allargare i nostri gruppi di ricerca proprio per dedicare il tempo necessario a combinare i nostri risultati e riuscire a rispondere ad alcune delle domande fondamentali legate al processo di reionizzazione cosmica”.
Un futuro luminoso per la scienza europea
Questi progetti di ricerca, finanziati dall’ERC, rappresentano un investimento importante per il futuro della scienza in Europa. La collaborazione internazionale e l’interdisciplinarietà sono elementi chiave per affrontare le sfide scientifiche più complesse e per ottenere risultati di grande impatto. L’Italia, con la sua forte tradizione scientifica, si conferma come un partner fondamentale in questo ambito, con ricercatori di alto livello che contribuiscono a far progredire la conoscenza in diversi settori.