La riattivazione della “polizia morale” in Libia
Il ministro dell’Interno ad interim del governo di unità nazionale libico, Imed Trabelsi, ha annunciato la riattivazione della “polizia morale” come parte di un piano per rafforzare la sicurezza in Libia. L’annuncio è stato fatto durante una conferenza stampa a Tripoli, dove Trabelsi ha dettagliato le misure che saranno adottate per garantire il rispetto dei costumi sociali e della cultura libica.
Il ministro ha spiegato che la “polizia morale” sarà dotata di una struttura amministrativa dedicata e di una sezione specializzata in ciascuna direzione della sicurezza. Il suo compito principale sarà quello di controllare e reprimere i comportamenti ritenuti non conformi alla cultura e ai costumi libici, con un focus particolare sull’abbigliamento, i comportamenti in pubblico e i contenuti online.
Trabelsi ha annunciato che la polizia morale inizierà a operare questo mese o al più tardi il prossimo, invitando i cittadini a collaborare con le forze dell’ordine per garantire la sicurezza sociale ed evitare “tentativi di trasferire culture e comportamenti che non corrispondono alla cultura libica, usi e costumi e gli insegnamenti della vera religione islamica”.
Controlli su social media, parrucchieri e luoghi pubblici
Il piano del ministro Trabelsi prevede anche un rafforzamento del controllo sui social media. Il governo libico ha annunciato che “esperti e commissioni della Procura generale stanno preparando proposte per tracciare e monitorare la maggior parte di queste pagine sui social”, con l’obiettivo di reprimere i contenuti ritenuti non conformi alla cultura libica.
Oltre ai social media, il piano del governo prevede anche controlli sui saloni di parrucchiere, con la promessa di chiudere quelli che non rispettano i controlli legali e sociali. La “polizia morale” si occuperà anche di controllare i comportamenti nei luoghi pubblici, con particolare attenzione ai bar, ai ristoranti e ai giovani che indossano “abiti inappropriati”. Il ministro ha anche annunciato che saranno vietati i “modi irrispettosi tra uomini e donne” nei luoghi pubblici.
Trabelsi ha esortato le donne a indossare abiti rispettosi nei luoghi pubblici e chiesto al ministero dell’Istruzione di rendere obbligatorio l’uso del velo per le studentesse.
Reazioni e preoccupazioni
L’annuncio della riattivazione della “polizia morale” ha suscitato reazioni contrastanti in Libia. Alcuni cittadini hanno accolto la notizia con favore, sostenendo che la misura è necessaria per proteggere la cultura e i costumi libici. Altri, invece, hanno espresso preoccupazione per la possibile violazione dei diritti umani e delle libertà individuali.
La riattivazione della “polizia morale” è stata vista da alcuni come un segno di un ritorno a politiche più conservative e repressive, simili a quelle in vigore durante il regime di Muammar Gheddafi. Altri, invece, hanno sostenuto che la misura è necessaria per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza sociale in un paese ancora fragile e diviso.
La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per la riattivazione della “polizia morale”, invitando il governo libico a garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali.
Un passo indietro per la Libia?
La riattivazione della “polizia morale” in Libia è un segnale preoccupante. Mentre il paese cerca di ricostruirsi dopo anni di conflitto, questa misura sembra un passo indietro verso una società più repressiva e meno libera. Il controllo dei costumi e dei comportamenti individuali attraverso la forza non è la soluzione per garantire la sicurezza e la stabilità. Spero che il governo libico riconsideri questa decisione e si concentri invece su politiche che promuovano il rispetto dei diritti umani e la libertà individuale.