L’Academy si congratula, Hollywood piange
L’Academy degli Oscar, in un comunicato ufficiale, si è congratulata con il presidente eletto Trump e con il prossimo Congresso per le vittorie elettorali. “Ci impegniamo a lavorare con loro su una serie di temi importanti per l’industria del cinema, della tv e dello streaming”, ha dichiarato la Motion Picture Association. Ma la maggior parte delle star di Hollywood è inconsolabile. Tra i comici della notte, Jimmy Kimmel, che ha una vecchia ruggine con Trump, si è commosso in diretta per quella che ha definito “la vittoria di Putin e della polio”. La cantante Billie Eilish, esponente della Generation Z, ha visto nel risultato l’esito di “una guerra contro le donne”, mentre l’attore Jeffrey Wright si è cancellato da X, la piattaforma social di Elon Musk, alleato di Trump.
Sforzi in extremis non bastano
Gli sforzi anche in extremis di star come Beyoncé, Taylor Swift, George Clooney e Julia Roberts, che in uno spot invitava le donne repubblicane a votare Harris in segreto, non hanno funzionato. Apparizioni come quella di Kamala Harris nello show del sabato sera Snl potrebbero addirittura essere state un boomerang in confronto al vero potere di influenzare le masse dei podcast alla Joe Rogan, con cui Trump e il suo vice JD Vance si sono seduti per tre ore consecutive per convincere gli elettori ancora indecisi.
Strateghi democratici sotto accusa
Nel day after dei risultati, molti puntano il dito contro gli strateghi democratici. Adam McKay, premio Oscar e autore di film satirici come ‘Vice’ e ‘Don’t Look Up’, accusa il partito dell’asinello di aver “mentito per due anni e mezzo sul declino fisico e cognitivo di Joe Biden, rifiutato una convention aperta per scegliere un nuovo candidato, mai menzionato sanità e fracking, abbracciato Dick e Liz Cheney e chiuso un occhio sui bambini di Gaza”.
L’influenza delle star e il potere dei media
La sconfitta dei democratici solleva interrogativi sull’influenza delle star e sul potere dei media. Se da un lato l’impegno di divi e celebrità ha contribuito a mobilitare l’elettorato, dall’altro sembra che il messaggio politico di Trump, veicolato attraverso piattaforme come i podcast, abbia raggiunto un pubblico più ampio e più attento. La vittoria di Trump dimostra che il potere di persuasione dei media tradizionali non è più assoluto e che nuove forme di comunicazione stanno emergendo.