‘Safe Harbour’: il piano per la sicurezza del gruppo
Un progetto segreto chiamato ‘Safe Harbour’, ovvero ‘Porto Sicuro’, è emerso nell’indagine della Dda di Milano e della Dna. Il piano, ideato da Nunzio Samuele Calamucci, la mente tecnologica del gruppo, prevedeva la creazione di una società schermo a Reggio Emilia con l’obiettivo di “agevolare le attività criminose” del network. La società, denominata ‘Safe Harbour’, è stata costituita con un capitale sociale di soli 500 euro e ha sede legale presso l’indirizzo di residenza di Giulio Cornelli, uno dei giovani hacker della squadra. Secondo gli investigatori, l’operazione avrebbe consentito al gruppo di “drenare risorse” e di “allontanare” da via Pattari la catena di formazione, realizzazione e distribuzione dei report e di gestione della piattaforma Beyond. Questa necessità era legata alle “ragioni di sicurezza” del gruppo, dovute all’utilizzo di dati “abusivamente esfiltrati dalle banche dati strategiche nazionali.”
L’attività criminosa e il giro d’affari
L’attività del gruppo si basava sulla creazione di report illegali, venduti a numerosi clienti. La sola Equalize, amministrata da Gallo e di proprietà di Enrico Pazzali, avrebbe avuto circa 400 clienti tra il 2022 e il 2024, tra cui studi legali, Esselunga e Brt-Bartolini. I report forniti, secondo Calamucci, erano “necessari alla difesa” dopo lo scandalo innescato dai sequestri e dalle indagini della Procura di Milano. Le intercettazioni rivelano che il gruppo aveva intenzione di espandere le proprie attività, con la ricerca di nuovi uffici a Londra e l’idea di una società schermo. Il successo del business è evidenziato da una conversazione tra Calamucci, Gallo e Pazzali, in cui si parla di una trasformazione da “Ikea a boutique”.
La ‘vicinanza’ alle istituzioni
L’indagine evidenzia un’apparente “vicinanza” del presidente di Equalize, Enrico Pazzali, alle istituzioni. Pazzali si spostava con una macchina con autista e una “paletta con stemma della Repubblica e la dicitura Prefettura di Milano”. Gli investigatori sottolineano che “l’istituzionalizzazione delle attività di Equalize passa anche dall’accostamento del suo Presidente” e titolare, “gli enti e le organizzazioni dello Stato”. Pazzali non solo era “vicino” alle istituzioni, ma si “accostava” anche ad esse.
Il ruolo di Marco Mancini e le accuse di minacce
L’indagine menziona anche Marco Mancini, ex dirigente dei Servizi, definito da Calamucci come “componente della ‘squadra Fiore'”, una sorta di centrale di dossieraggio operativa a Roma. L’ex carabiniere Vincenzo De Marzio ha accusato Mancini di averlo minacciato di morte. L’avvocato di Mancini, Luca Lauri, ha smentito categoricamente le accuse, definendole “fantasiose” e sostenendo che Mancini non conosceva né aveva mai avuto rapporti con Calamucci e Gallo. Lauri ha affermato che Mancini “tutelà in ogni sede la sua reputazione” e che le indagini dimostreranno la sua innocenza.
Il pericolo del dossieraggio illegale
Questa vicenda evidenzia il pericolo del dossieraggio illegale e della raccolta di informazioni abusive. Il gruppo ha operato in modo sistematico, creando report falsi e vendendoli a numerosi clienti, tra cui enti e aziende importanti. La creazione di una società schermo dimostra la consapevolezza del gruppo della propria illegalità e la volontà di proteggersi dalle indagini. È fondamentale che le autorità continuino a combattere questo tipo di crimini, che mettono a rischio la privacy e la sicurezza delle persone.