Investimenti in crescita nonostante le tensioni
Mentre le tensioni commerciali tra Europa e Cina si intensificano, con la guerra dei dazi sui veicoli elettrici in corso, gli investimenti europei nel Dragone non sembrano risentirne. Secondo Rhodium Group, società di consulenza basata a New York, gli investimenti greenfield dell’Ue in Cina sono saliti a 3,6 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2024, ben oltre la media trimestrale di 1,8 miliardi registrata dal 2022.
Tra i principali investitori troviamo Volkswagen, Bmw, Basf, il gruppo svedese Ingka (proprietario di Ikea) e STMicroelectronics. Il settore automobilistico è quello che ha registrato la crescita più significativa, con i produttori di auto che hanno catalizzato circa la metà dei flussi greenfield dell’Ue verso la Cina dal 2022.
Un paradosso strategico
Questo trend di investimenti in crescita, nonostante le tensioni, rappresenta un paradosso strategico. Le aziende europee, in particolare quelle tedesche, stanno rafforzando la propria dipendenza dal mercato cinese, in un momento in cui la riduzione del rischio economico dalla Cina è un obiettivo politico dichiarato a Berlino e Bruxelles.
Lo scopo di queste aziende è quello di localizzare la propria produzione in Cina, proteggendo le proprie catene di fornitura dalle tensioni geopolitiche e rispondendo alla crescente domanda interna. Questa strategia, nota come “in Cina per la Cina”, alimenta la dipendenza delle aziende europee dal mercato cinese, creando un circolo vizioso che potrebbe compromettere la loro indipendenza strategica.
La Cina sfrutta la divisione europea
La Cina, consapevole di questa dipendenza, sta sfruttando la divisione interna all’Ue per mantenere alta la pressione sulle sue politiche commerciali. La votazione sui dazi sulle e-car made in China, ad esempio, ha visto il governo tedesco votare contro, creando una crescente tensione tra Europa e Stati Uniti.
Pechino accusa l’Ue di tenere negoziati diretti con le case produttrici sui prezzi, invece di concentrarsi su un accordo generale. Questa strategia di “divide et impera” sta creando un clima di incertezza e tensioni, che potrebbe avere conseguenze negative per l’industria automobilistica europea.
Il futuro incerto dell’industria automobilistica europea
La crescente concorrenza da parte delle case automobilistiche cinesi, che offrono prodotti a basso costo, sta mettendo a dura prova l’industria automobilistica europea. Volkswagen ha annunciato la chiusura di tre stabilimenti in Germania, mentre Audi ha sospeso la produzione di veicoli elettrici nell’impianto di Bruxelles a causa del calo di quote di mercato in Cina.
L’Ue si trova a dover affrontare una sfida complessa: da un lato, deve proteggere la sua industria automobilistica dalla concorrenza sleale, dall’altro, deve evitare di compromettere i suoi rapporti economici con la Cina, un mercato fondamentale per la crescita delle sue aziende.
Un equilibrio delicato
La situazione attuale evidenzia un equilibrio delicato tra la necessità di proteggere l’industria europea e la volontà di mantenere buoni rapporti con la Cina. La strategia di “in Cina per la Cina” potrebbe sembrare una soluzione a breve termine, ma a lungo termine potrebbe compromettere la competitività dell’industria europea e la sua indipendenza strategica. È fondamentale che l’Ue sviluppi una strategia coerente e unitaria per affrontare la sfida cinese, evitando di cadere nella trappola della “divide et impera”.