La Colombia dice no all’Ecuador in crisi energetica
Le autorità colombiane hanno confermato che non venderanno energia all’Ecuador, nonostante il Paese vicino soffra una grave crisi che costringe Quito a razionare le forniture fino a 14 ore al giorno. La notizia è stata comunicata dalla ministra ecuadoriana dell’Energia Inés Manzano al termine di un incontro bilaterale con l’omologo colombiano Andrés Camacho a margine dei lavori della Cop16.
“Purtroppo il ministro Camacho ha detto che, nonostante ci sia tutta la disponibilità e la volontà politica da parte del presidente della Colombia, non potranno vendere energia ai 18 milioni di ecuadoriani che ne hanno tanto bisogno” ha affermato Manzano alla stampa, evidenziando che la decisione di Bogotà arriva nonostante “le loro riserve siano piene”.
Di fronte a questo rifiuto, Manzano ha anticipato che il governo cercherà di acquistare elettricità da aziende private colombiane.
La crisi energetica ecuadoriana
L’Ecuador affronta un deficit di circa 1.000 megawatt rispetto alle minime necessità. La produzione energetica del Paese dipende per oltre il 70% dalle attività delle centrali idroelettriche che operano a singhiozzo a causa della peggiore siccità degli ultimi 60 anni. La crisi si è aggravata anche a causa della mancanza di investimenti infrastrutturali nel settore, saldamente controllato da imprese statali.
Una questione di geopolitica e di interessi nazionali?
La decisione della Colombia di non vendere energia all’Ecuador solleva interrogativi sulla natura della crisi e sulle priorità dei due Paesi. È possibile che la Colombia stia ponderando la propria posizione strategica nella regione e che la vendita di energia non sia considerata prioritaria in questo momento. Oppure, potrebbe esserci una questione di interessi economici e di competizione nel settore energetico. Indipendentemente dalle motivazioni, la situazione evidenzia la complessità delle relazioni tra i Paesi latinoamericani e le sfide che affrontano nel gestire le risorse e le crisi.