Un viaggio nel tempo e nel sottosuolo di Trieste
Nel cuore di Trieste, sotto le strade e le case della città, si nasconde un labirinto sotterraneo che racconta la storia di un’opera ingegneristica di grande valore: l’acquedotto teresiano. Costruito nel XVIII secolo per rispondere al crescente fabbisogno di acqua potabile della città, l’acquedotto, che si estendeva dal Carso fino al centro di Trieste, rappresentava un’opera fondamentale per lo sviluppo del porto e della città stessa.
Per anni, l’acquedotto teresiano è rimasto inutilizzato, dimenticato sotto le strade di Trieste. Ma oggi, grazie all’impegno di una squadra di speleologi della Società Adriatica di Speleologia, questo labirinto sotterraneo sta tornando alla luce. I volontari hanno riaperto e messo in sicurezza un tratto di galleria lunga 400 metri, chiamata Tschebull, dal nome di uno dei progettisti dell’acquedotto. Un’opera di recupero complessa e faticosa, che ha richiesto mesi di lavoro e la rimozione di tonnellate di detriti accumulati nel corso degli anni.
L’accesso a questo mondo sotterraneo è possibile attraverso un tombino nel quartiere San Giovanni, da cui si scende per nove metri attraverso una scala a pioli e una scala in pietra. Il pozzo che si raggiunge è solo una stazione intermedia tra due gallerie, ora ricollegate dagli speleologi. La galleria Tschebull, con la sua struttura ad arco in mattoncini, si contrappone alla galleria opposta, scavata nel flysch, la roccia su cui posa la città, dove l’acqua gronda dall’alto e le concrezioni molli creano un’atmosfera suggestiva e quasi surreale.
Un ecosistema nascosto
Nonostante l’oscurità e l’umidità, la vita ha trovato un modo per prosperare in questo ambiente sotterraneo. La fauna cieca, i minuscoli gamberetti e le concrezioni molli testimoniano la presenza di un ecosistema unico e affascinante. Le gallerie dell’acquedotto teresiano rappresentano un vero e proprio laboratorio sotterraneo, un luogo ideale per lo studio degli aspetti geologici ed idrologici della città.
Il presidente della Società Adriatica di Speleologia, Marco Restaino, ha sottolineato l’importanza di questo ritrovamento: “L’acquedotto, oltre ad essere un laboratorio sotterraneo unico sul territorio per lo studio degli aspetti geologici ed idrologici, va sottolineato che in quell’acqua che ancora scorre sotto i nostri piedi, è scritta la storia della città”.
Un futuro per l’acquedotto teresiano
L’obiettivo finale è quello di rendere visitabile l’acquedotto teresiano, aprendo le porte a un viaggio affascinante nel sottosuolo di Trieste. Il percorso, che si snoda attraverso le gallerie dell’acquedotto, potrebbe essere solo una prima tappa di un percorso più ampio, che si estende verso grotte inesplorate. Trieste, con la sua posizione geografica al confine tra Italia e Slovenia, rappresenta un vero e proprio paradiso per gli speleologi, con un sistema di grotte e cavità sotterranee che si estende per chilometri sotto la superficie.
La riapertura dell’acquedotto teresiano rappresenta un’occasione unica per scoprire un patrimonio storico e geologico di grande valore, e per riscoprire il legame profondo tra la città e il suo sottosuolo. Un’esperienza che permetterà di conoscere meglio la storia di Trieste e di apprezzare la bellezza di un mondo nascosto, ricco di fascino e mistero.
Un patrimonio da salvaguardare
La riapertura dell’acquedotto teresiano è un’iniziativa lodevole che dimostra la passione e la dedizione di un gruppo di volontari per la storia e il patrimonio della loro città. Questo progetto non solo valorizza un’opera ingegneristica di grande valore, ma offre anche un’opportunità unica per scoprire un mondo nascosto, ricco di fascino e mistero. È importante che questo patrimonio venga preservato e reso accessibile al pubblico, garantendo la sicurezza e la sostenibilità del sito.