Insulti omofobi durante la proiezione di “Il Ragazzo Dai Pantaloni Rosa”
Un episodio di omofobia ha turbato la proiezione del film “Il Ragazzo Dai Pantaloni Rosa” a “Alice nella città”. Un gruppo di studenti, presenti alla proiezione, ha rivolto insulti omofobi a un giovane spettatore, usando parole offensive come “*Froxio, *Ma quando s’ammaxxa, *Gay di mxxxa”. La denuncia arriva da Teresa Manes, la mamma di Andrea Spezzacatena, un ragazzo che nel 2012 si tolse la vita a 15 anni a causa del bullismo e del cyberbullismo. La Manes, che da anni si batte contro l’omofobia e la violenza verbale, ha espresso la sua rabbia e il suo dolore per l’accaduto, sottolineando che la parola può essere un’arma letale.
La denuncia di Teresa Manes: “La parola è viva ed uccide”
“Si parla di educare all’empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c’è più”, scrive Teresa Manes. La Manes, che ha dedicato la sua vita a sensibilizzare le scuole sul tema del bullismo e del cyberbullismo, ha sottolineato la necessità di un cambio di mentalità e di un’azione concreta contro l’omofobia. “Mi piacerebbe che chi continua a negare l’omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito”, ha affermato. La Manes ha poi aggiunto: “La parola non è un concetto vuoto. La parola è viva ed uccide. Io, di certo, non mi piego. Anzi, continuerò più forte di prima. Mio figlio non c’è più ma l’omofobia a quanto pare sì.”
L’indifferenza come forma di violenza
Teresa Manes ha anche riflettuto sulle cause del comportamento del gruppo di studenti, attribuendolo all’indifferenza e all’incapacità degli adulti di gestire la situazione. “L’indifferenza è la forma più subdola della violenza”, ha affermato. “Non so se dietro quel gruppo rumoroso c’è l’assenza di quella educazione primaria che spetta alla famiglia. Il bisogno di affiliazione e, dunque, la necessità di fare parte di un gruppo può portare, specie in età adolescenziale, a fare o a dire cose che un genitore magari manco immaginerebbe mai dal proprio figlio. Ma in quel contesto, anch’esso educativo, chi ha fallito è stato quell’adulto, incapace di gestire la situazione e rimettere ordine, probabilmente non avendo avuto tempo o voglia di preparare la platea dei partecipanti, venendo, comunque, meno all’esercizio del ruolo che ricopre.”
Il film “Il Ragazzo Dai Pantaloni Rosa”
Il film “Il Ragazzo Dai Pantaloni Rosa”, diretto dalla regista Margherita Ferri e prodotto da Eagle Pictures e Weekend Films, è stato al centro dell’episodio di omofobia. La sceneggiatura è stata scritta da Roberto Proia e il cast include Claudia Pandolfi, il giovane Samuele Carrino (nel ruolo di Andrea), Andrea Arru e Sara Ciocca.
La lotta contro l’omofobia e la violenza verbale
L’episodio accaduto a “Alice nella città” è un monito per tutti noi. L’omofobia è un problema serio che non può essere ignorato. La violenza verbale, in particolare, può avere conseguenze devastanti, come dimostra la tragica storia di Andrea Spezzacatena. È fondamentale educare le nuove generazioni al rispetto e alla tolleranza, combattendo l’indifferenza e promuovendo la cultura dell’empatia.