Un passato che riaffiora come lava
Il commissario Aurelio Di Giannantonio, protagonista dei romanzi di Patrizio Nissirio, si ritrova a dover affrontare un’indagine complessa e pericolosa nella frazione immaginaria di Sant’Anna, vicino a Torre del Greco. Tutto inizia con una lettera, un mezzo di comunicazione antico e inquietante, che lo costringe a fare i conti con il suo passato e con i misteri di una comunità che nasconde segreti inquietanti.
La lettera, che lo informa di un’eredità lasciatagli da un anziano di cui non ricorda l’identità, lo porta a Sant’Anna, dove una vecchia casa circondata da un terreno non lontano dal cratere del Vesuvio lo attende. Ma è un manifesto ingiallito che ricorda la scomparsa di due sorelline a far scattare il suo istinto investigativo. Di Giannantonio, un uomo che si definisce “viziato” dalla ricerca della verità, non può fare a meno di indagare, anche se la sua missione non è autorizzata.
Il commissario, abituato alle strade di Venezia, si ritrova straniero in una comunità dove tutti si conoscono e dove la connivenza è un fattore importante. La sua presenza, inizialmente vista come una curiosità, diventa ben presto una minaccia, soprattutto quando inizia a fare domande sulla scomparsa delle due bambine, mettendo in discussione la quiete apparente della comunità.
Un’Italia che si nasconde dietro una maschera di tranquillità
Nissirio, con il suo stile elegante e la sua profonda conoscenza del carattere umano, va oltre il genere noir e si addentra in un racconto sociale che riflette l’incapacità dell’Italia di confrontarsi con se stessa. La storia di Sant’Anna è un microcosmo che rappresenta una nazione che cerca di nascondere i suoi demoni, come la tragedia del passato e il pericolo rappresentato dal Vesuvio, un vulcano attivo che continua a minacciare la vita di chi vive sulle sue pendici.
Il commissario Di Giannantonio, con la sua ricerca della verità, diventa un simbolo di chi si rifiuta di accettare l’ipocrisia e la superficialità che caratterizzano la società. La sua indagine, che si spinge oltre la scomparsa delle due bambine, svela le crepe di una comunità che ha scelto di dimenticare il suo passato e di ignorare i pericoli del presente.
Nissirio descrive in modo magistrale la differenza tra l’agire degli uomini e quello della natura, con un passaggio che mette in evidenza la futilità dei tentativi umani di controllare il corso degli eventi: “Il Vesuvio non aveva fretta, né piani omicidi. Semplicemente faceva la sua parte, incurante del traffico e del cemento con cui gli umani tentavano di strangolarlo”.
Segreti inconfessabili e un’indagine che non si arrende
Il romanzo si addentra in un’indagine che non si limita a risolvere un caso di scomparsa, ma che scava in profondità nella psiche dei personaggi e nei segreti di una comunità che ha scelto di vivere nell’illusione di una tranquillità fittizia. I personaggi, ben nascosti dietro l’apparenza, sono pronti a tutto pur di difendere i loro segreti inconfessabili, rivelando la fragilità di una società che si basa su un equilibrio precario.
La storia di ‘Lava’ è un viaggio introspettivo che porta il lettore a riflettere sulla natura umana, sulla ricerca della verità e sulla difficoltà di confrontarsi con i demoni del passato. Nissirio ci invita a guardare oltre la superficie, a scavare sotto la cenere e a scoprire le verità nascoste che si celano dietro l’apparenza di una società che ha scelto di ignorare i suoi problemi.
Un noir che va oltre il genere
‘Lava’ non è solo un romanzo noir, ma un’opera che si spinge oltre il genere, affrontando temi sociali e psicologici di grande attualità. La scelta di ambientare la storia alle pendici del Vesuvio non è casuale, ma rappresenta un simbolo del pericolo che incombe sull’Italia, un pericolo che non si limita al vulcano, ma che si estende anche alle paure e ai segreti che la società cerca di nascondere. La narrazione di Nissirio è coinvolgente e introspettiva, con un ritmo che tiene il lettore incollato alle pagine fino alla fine, lasciando un segno indelebile nella mente.