Sequestro e violenze nel Porto Vecchio
Un giovane pachistano è stato vittima di un brutale sequestro e rapina nel Porto Vecchio di Trieste. La vittima, che si era rifugiata nella zona con altri profughi, è stata minacciata con coltelli e bastoni, picchiata e rinchiusa in uno stanzino dei magazzini abbandonati. I suoi aguzzini, tre cittadini pachistani giunti attraverso la rotta balcanica, lo hanno tenuto sotto sequestro per una notte, costringendolo a telefonare al padre in Pakistan per chiedere un riscatto di 2mila euro. “Altrimenti – avrebbero detto – ti ammazziamo”.La polizia locale, grazie a un’indagine lampo, è riuscita a risalire a uno dei tre aggressori, un 28enne, che è stato fermato e portato in carcere. Dovrà rispondere di sequestro di persona a scopo di estorsione. Le indagini sono in corso per individuare i due complici.
Preoccupazione per il clima di violenza
Il procuratore di Trieste facente funzioni, Federico Frezza, ha espresso preoccupazione per il clima di violenza che si sta creando in città. “C’è un clima e terreno fertile per questo tipo di violenze e soprusi”, ha affermato, sottolineando però che “per reati così gravi non c’è assolutamente impunità”.Il Consorzio italiano di solidarietà ha invece richiamato alla responsabilità delle istituzioni, evidenziando che “persone come la vittima, costrette a rifugiarsi in luoghi di fortuna, non ricevono misure di accoglienza tempestive e adeguate, cui avrebbero diritto. In simili contesti, diventa inevitabile l’esposizione a violenze da parte di gruppi criminali”.
Un contesto di vulnerabilità
Il caso del giovane pachistano è solo l’ultimo di una serie di episodi di violenza e sequestro che hanno colpito la città di Trieste. Poche settimane fa, tre giovani indiani erano stati picchiati e rinchiusi in un’abitazione da una banda di cittadini pachistani. La vulnerabilità di chi si trova in situazioni di emergenza e di precarietà, come i migranti che cercano rifugio in città, rappresenta un terreno fertile per la criminalità organizzata. La mancanza di adeguate misure di accoglienza e di integrazione contribuisce a creare un contesto di fragilità e di rischio per le vittime.
Un allarme per la sicurezza
La vicenda del sequestro nel Porto Vecchio di Trieste è un allarme per la sicurezza della città e per la tutela dei più vulnerabili. L’episodio evidenzia la necessità di un’azione coordinata da parte delle istituzioni per contrastare la criminalità organizzata e garantire un’adeguata accoglienza ai migranti. La mancanza di misure di protezione e di integrazione può creare un terreno fertile per la violenza e l’abuso, con conseguenze drammatiche per le vittime.