Critiche al “Sistema Albania” e alle disuguaglianze
Il segretario generale del Sindacato Polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo ha espresso forti critiche nei confronti della recente attenzione mediatica sulle condizioni di alloggio dei 11 colleghi impegnati in servizio nel Centro albanese per rimpatri. Di Giacomo sostiene che tale focus sia uno "schiaffo fragoroso" ai 36 mila colleghi che lavorano nei penitenziari italiani, i quali, a suo dire, sono "sfuggiti ad ogni controllo dello Stato" e rischiano quotidianamente l’incolumità personale.
Di Giacomo ha evidenziato che il personale in Albania riceve un salario significativamente più alto rispetto ai colleghi italiani, con un compenso giornaliero di 139 euro in più. Inoltre, ha sottolineato le differenze nelle condizioni di alloggio, descrivendo le caserme italiane come strutture con un numero elevato di letti, spesso prive di bagni in camera e di televisori.
Il segretario generale ha poi puntato il dito contro il "sistema Albania", evidenziando il rapporto di 2,25 agenti per ogni detenuto, a differenza del sistema italiano che prevede un rapporto inferiore. Di Giacomo ha affermato che l’applicazione del "sistema Albania" in Italia porterebbe al raddoppio del numero di agenti e al triplo del salario attuale del personale penitenziario.
Richiesta di attenzione per i problemi reali delle carceri italiane
Di Giacomo ha espresso la sua delusione per la mancanza di attenzione da parte del Governo nei confronti dei problemi reali delle carceri italiane. Ha sottolineato che, a 22 anni dall’ultima missione all’estero per agenti penitenziari, si aspetta che il Governo dedichi almeno un decimo del tempo e delle risorse dedicate al Centro in Albania per affrontare le problematiche del personale penitenziario italiano.
Il segretario generale ha anche criticato la mancanza di risorse finanziarie per aumentare i salari e investire nella sicurezza del personale, che quotidianamente si confronta con aggressioni e violenze da parte dei detenuti.
Di Giacomo ha concluso il suo intervento rivolgendosi ai giornali e ai media, chiedendo loro di dedicare più spazio ai problemi reali della polizia penitenziaria.
Un’analisi equilibrata
La questione sollevata dal Sindacato Polizia penitenziaria evidenzia una disparità di trattamento tra il personale in servizio in Italia e quello impegnato in Albania. È importante analizzare con attenzione le ragioni di questa differenza, tenendo conto delle diverse esigenze e contesti operativi. Mentre è comprensibile la preoccupazione per le condizioni di lavoro e di vita del personale italiano, è altrettanto importante riconoscere il ruolo fondamentale svolto dagli agenti nel Centro albanese per rimpatri. Un approccio equilibrato dovrebbe mirare a garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure per tutti gli agenti, sia in Italia che all’estero, e a promuovere un sistema di trattamento equo e trasparente.