Un’adolescenza a Roma: tra fuga dall’Egitto e scoperta della città
Il nuovo memoir di André Aciman, My Roman Year, ci porta indietro nel tempo, nel cuore degli anni Sessanta, a Roma. L’autore di Chiamami con il Tuo Nome, noto per la sua scrittura introspettiva e la sua capacità di esplorare le sfumature dell’amore e della memoria, racconta in questo libro un periodo cruciale della sua vita: la sua adolescenza nella Città Eterna.
La permanenza di André, sua madre e suo fratello a Roma fu breve, dal 1965 al 1968, ma fu un’esperienza che lo ha profondamente segnato. La famiglia Aciman, di origine sefardita, era stata costretta a fuggire dall’Egitto di Nasser, dove vivevano da generazioni, a causa delle politiche nazionaliste del regime. Il loro arrivo in Italia fu brusco e traumatico: sbarcati a Napoli in un campo profughi, si ritrovarono in una realtà ben diversa dalla Dolce Vita che immaginavano.
Un prozio li accolse nel suo appartamento nel quartiere Appio-Tuscolano, un luogo che in precedenza era stato usato come bordello. La vita a Roma per il giovane André, sradicato e straniero in una nuova città, fu tutt’altro che facile. La sua timidezza lo spinse a rifugiarsi nella lettura di Proust e Kafka, trovando conforto e evasione tra le pagine dei suoi libri preferiti.
Ma gradualmente, la città iniziò a conquistarlo. André si innamorò non della Roma antica, ma di quella del Rinascimento e del Barocco. Le sue passeggiate per il centro storico, con un libro o in bicicletta, divennero un rituale quotidiano, un modo per esplorare e conoscere una città che lo stava lentamente conquistando.
L’amore e la scoperta di sé
Nel memoir, Aciman racconta anche le sue prime esperienze amorose, che si intrecciano con la scoperta di sé e della sua identità. Si innamora contemporaneamente di due donne, una liceale e una sarta più grande di lui, ma anche di un giovane che lavora al mercato. La sua attrazione per Gianlorenzo lo porta a un passo dal confessare i suoi sentimenti, ma la paura e l’insicurezza lo frenano.
Come sottolinea Jonathan Galassi, editor di Farrar Straus & Giroux, la “fluidità” di Aciman è una delle sue caratteristiche più affascinanti. La sua capacità di esplorare le sfumature dell’amore e della sessualità, senza schemi precostituiti, rende la sua scrittura ancora più coinvolgente.
Un outsider che cerca le sue radici
My Roman Year non è solo un racconto di un’adolescenza a Roma, ma anche un viaggio introspettivo alla scoperta della propria identità. Aciman, come molti altri immigrati, si sente un outsider, un “uomo di altrove”, costantemente alla ricerca di un luogo dove sentirsi a casa. La sua famiglia ha una lunga storia di diaspora, che ha lasciato un segno indelebile sulla sua vita e sulla sua scrittura.
La sua esperienza a Roma, con le sue difficoltà e le sue scoperte, ha contribuito a plasmare la sua visione del mondo e la sua sensibilità. Un’esperienza che ha lasciato un segno profondo nella sua vita e nella sua scrittura, che continua a esplorare le sfumature dell’amore, della memoria e della ricerca di un senso di appartenenza.
Un viaggio introspettivo e universale
My Roman Year è un memoir che va oltre la semplice cronaca di un’adolescenza a Roma. È un viaggio introspettivo e universale che tocca temi come l’identità, l’amore, la ricerca di un senso di appartenenza. Aciman, con la sua scrittura delicata e introspettiva, ci offre una finestra sul suo mondo interiore, mostrandoci la sua vulnerabilità e la sua capacità di affrontare la complessità della vita con coraggio e sensibilità.