Il dipendente nega le accuse di scarico illegale di carbone
Antonio Sanna, uno dei sei dipendenti della centrale elettrica di Fiume Santo sotto processo per aver riversato in mare circa 1.350 metri cubi di carbone senza autorizzazione, ha negato con fermezza le accuse durante l’udienza del 10 febbraio presso il tribunale di Sassari.
Sanna, insieme ai colleghi Daniele Derosas, Salvatore Fois, Franco Angioni, Ruggero Lai e Piero Gianfranco Soggia, è accusato di aver scaricato il carbone in mare tra il 2000 e il 2018. L’imputato ha sostenuto di aver sempre rispettato le norme ambientali e di sicurezza, descrivendo in dettaglio le procedure di scarico del carbone dalle navi al nastro trasportatore, il sistema di contenimento delle polveri e l’utilizzo di attrezzature come la benna semi ermetica e le paratie.
“Non ho mai assistito a episodi in cui il carbone sia finito in mare”, ha dichiarato Sanna, aggiungendo che “l’Ispra ha fatto periodicamente dei controlli e non ha mai rilevato alcuna irregolarità”.
La scoperta del carbone sul fondale e le misure correttive
La presenza del carbone sul fondale davanti al molo è stata scoperta nel 2017 da dei sommozzatori che stavano ispezionando la banchina. I gestori della centrale hanno informato le autorità e hanno dichiarato che avrebbero provveduto a recuperare il carbone.
La Capitaneria di Porto ha emesso un’ordinanza che ha imposto delle prescrizioni, tra cui l’utilizzo di zatterine da posizionare attorno alle navi carboniere. Il carbone è stato recuperato completamente dal fondale marino e classificato dal ministero dell’Ambiente come rifiuto speciale.
Il processo in corso e le prossime udienze
Il processo è ancora in corso e l’udienza è stata aggiornata al 18 febbraio per sentire alcuni testimoni della difesa. I legali degli imputati sono Luigi Conti e Giuseppe Conti, mentre l’avvocato di parte civile è Stefano Bionda. Il pubblico ministero è Antonio Piras e la giudice è Monia Adami.
Un caso complesso con implicazioni ambientali
Il caso del carbone scaricato in mare a Fiume Santo solleva importanti questioni relative alla tutela dell’ambiente e alla responsabilità delle aziende e dei loro dipendenti. La testimonianza di Sanna, che nega di aver mai assistito a scarichi illegali, apre un dibattito sul livello di controllo e di sicurezza adottato dalla centrale elettrica. Sarà compito del tribunale valutare le prove e le argomentazioni di entrambe le parti per giungere a una sentenza che faccia giustizia e che contribuisca a prevenire simili incidenti in futuro.