Un’icona italiana nel tempio della moda giapponese
Il mondo della moda celebra un nuovo capitolo nella storia del Kyoto Costume Institute, uno dei centri museali di ricerca più importanti al mondo. Il prestigioso istituto, nato nel 1978 con l’obiettivo di conservare e studiare le espressioni più significative della moda occidentale, ha accolto nel suo archivio una selezione di trenta capi del couturier italiano Marco Coretti.
La collezione, che comprende abiti e accessori di varie collezioni, rappresenta un’importante testimonianza del talento e della creatività di Coretti. Tra i pezzi donati spiccano alcuni abiti appartenenti alla collezione ispirata a Capogrossi, presentata nel 2003 al Museo d’Arte Contemporanea di Roma, alla collezione Tahiti Tattoos del 2002, ispirata al libro di Giampaolo Barbieri, e alla White Collection del 2000, il cui colore Pantone è diventato un marchio di fabbrica dello stilista.
Tra gli abiti e gli accessori donati spiccano quelli indossati da celebrità internazionali come Grace Jones, Vanessa Redgrave e Béatrice Dalle. Un omaggio alla moda italiana e un’ulteriore arricchimento per il Kyoto Costume Institute, che già vanta una collezione di oltre 13.000 pezzi e 20.000 documenti, tra cui opere di Chanel, Christian Dior, Louis Vuitton e Comme des Garçons, con ben 1.000 capi della maison giapponese.
Un’eredità di stile e creatività
L’ingresso di Marco Coretti nel Kyoto Costume Institute rappresenta un riconoscimento importante per lo stilista italiano e un’ulteriore conferma del suo ruolo di riferimento nel panorama della moda internazionale. La sua collezione, con la sua varietà di stili e la sua capacità di evocare atmosfere e storie, rappresenta un’eredità di stile e creatività che sarà ora accessibile a un pubblico internazionale di studiosi, appassionati e curiosi.
Un ponte tra culture
L’ingresso di Marco Coretti nel Kyoto Costume Institute rappresenta un ponte tra culture, un’occasione per far conoscere la moda italiana al mondo e per arricchire la collezione del museo giapponese con un nuovo e importante capitolo della storia della moda. L’iniziativa rappresenta un’occasione per riflettere sul ruolo della moda come linguaggio universale, capace di unire culture e generazioni.