Società scientifiche lanciano l’allarme
Oltre 70 società scientifiche italiane hanno espresso profonda preoccupazione per le politiche governative che stanno minacciando il futuro dell’università e della ricerca pubblica in Italia. In un documento congiunto, i presidenti delle società scientifiche hanno denunciato una “deriva” in atto, con tagli ai fondi, rallentamento del turnover e un rischio di aggravamento della fuga di cervelli. “Come Presidenti di Società scientifiche italiane, che rappresentano migliaia di docenti universitari e ricercatori del Paese – impegnati ad affermare la ricerca italiana nel contesto internazionale – non possiamo condividere la deriva che si prospetta per la nostra università”, scrivono nel documento. Il documento sottolinea come negli ultimi anni, grazie anche ai finanziamenti del PNRR, la spesa per la ricerca pubblica si fosse avvicinata allo 0,75% del PIL, un obiettivo indicato dal “Tavolo tecnico” del governo Draghi. Tuttavia, a partire da quest’anno, si prospetta una “preoccupante riduzione del finanziamento dell’università e della ricerca pubblica”. La distribuzione delle risorse, secondo i criteri adottati e i meccanismi premiali, sta portando a maggiori disparità tra grandi atenei e università “periferiche”, con il rischio di un allontanamento dall’obiettivo del 0,75% del PIL per la spesa in ricerca.
Rischio di fuga di cervelli e disuguaglianze
Il documento evidenzia anche il rischio di un aggravamento della fuga di cervelli. Con il pensionamento di circa il 10% dei professori ordinari e associati nei prossimi tre anni, il governo ha rallentato il turnover e creato incertezza sul reclutamento. “Anziché favorire un “ritorno dei cervelli” e l’attrazione di personale qualificato dall’estero, le politiche del governo rischiano di condurre a una maggior emigrazione”, si legge nel documento. In un decennio, circa 15.000 ricercatori e ricercatrici italiane hanno trovato lavoro all’estero. Il documento sottolinea anche la crescente disparità tra atenei, con il rischio che le università “periferiche” vengano penalizzate nella distribuzione delle risorse. Nel quadro europeo, l’Italia, già agli ultimi posti nella UE in termini di percentuale di laureati sugli occupati, rischia di aggravare le distanze nei confronti dei maggiori paesi in termini di risorse disponibili.
Appello per un aumento dei fondi e un rinnovamento del personale
Le società scientifiche chiedono un aumento delle risorse per l’università e la ricerca, in particolare per quanto riguarda la quota non vincolata dell’FFO, e un rinnovamento del personale docente di ruolo. “È necessario che la Legge di Bilancio 2025 assicuri un aumento delle risorse per l’università e la ricerca, in particolare per quanto riguarda la quota non vincolata dell’FFO”, scrivono nel documento. “È necessario che le nuove regole e le risorse per il reclutamento consentano di rinnovare il personale docente di ruolo e ridurre le condizioni di precariato”, aggiungono. Il documento esprime anche preoccupazione per la qualità della ricerca, con il rischio di un ritorno indietro rispetto agli sforzi degli ultimi anni, tra cui l’introduzione dell’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN).
Un futuro incerto per l’università italiana
L’allarme lanciato dalle società scientifiche mette in luce un futuro incerto per l’università italiana. Il rischio è quello di un indebolimento del sistema di ricerca e formazione, con conseguenze negative per la competitività del Paese e per la sua capacità di affrontare le sfide del futuro. Il documento rappresenta un appello al governo affinché si impegni a garantire un futuro sostenibile per l’università e la ricerca italiana, con un aumento dei finanziamenti, un rinnovamento del personale e un’attenzione alla qualità della ricerca.
Un appello urgente per il futuro della ricerca
L’allarme lanciato dalle società scientifiche è un segnale di allarme per il futuro dell’università e della ricerca in Italia. La riduzione dei finanziamenti, il rallentamento del turnover e il rischio di fuga di cervelli rappresentano una minaccia per la capacità del Paese di competere a livello internazionale e di affrontare le sfide del futuro. È fondamentale che il governo prenda seriamente in considerazione le richieste delle società scientifiche e si impegni a garantire un futuro sostenibile per l’università e la ricerca italiana.