Un viaggio di ritorno per ricordare un passato doloroso
Il film “Rotta 230°. Ritorno alla terra dei padri” di Igor Biddau, in onda su Rai Storia il 22 ottobre alle 21.10, ripercorre il viaggio di ritorno di Giulio Marongiu, un esule giuliano dalmata, a Pola, la sua terra natale. Il film racconta la storia di un uomo che, a 8 anni, ha dovuto lasciare la sua casa, Pola, per trasferirsi a Fertilia, in Sardegna, a seguito del grande esodo giuliano dalmata.
“Solo valigie di cartone e tanta speranza. Questo avevamo quando siamo arrivati a Fertilia”, ricorda Giulio Marongiu, 86 anni. “Un luogo che ci ha accolto bene e che abbiamo ripopolato, anche se la nostra casa, Pola, era a centinaia di chilometri di distanza. Ed era una cosa che faceva male, allora, soprattutto agli adulti”.
Il film ripercorre a ritroso il viaggio che Giulio Marongiu ha affrontato nel 1948 con la sua famiglia, insieme ad altre famiglie di esuli giuliano dalmati, partendo da Chioggia e raggiungendo Alghero e poi Fertilia, in Sardegna. Un viaggio di venti giorni su tredici pescherecci, un viaggio che ha segnato la vita di Giulio Marongiu e di migliaia di altre persone.
Un viaggio per non dimenticare
Il viaggio di ritorno di Giulio Marongiu a Pola è stato un viaggio emozionante e significativo. “Abbiamo ripercorso a ritroso, verso Pola – dice Giulio Marongiu – quel viaggio affrontato nel 1948 da una cinquantina di famiglie di esuli giuliano dalmati partiti da Chioggia: venti giorni di navigazione su 13 pescherecci per raggiungere Alghero e da lì, Fertilia, un posto da far rinascere e in cui rinascere come comunità”.
Con il “capitano” Marongiu un equipaggio speciale: il figlio Federico e Mauro Manca, fondatori dell’Ecomuseo Egea, Giuseppe Bellu, e Federica Picone che hanno portato il Klizia, su un mare non sempre calmo, da Alghero a Chioggia e poi Venezia, Trieste, Muggia e poi Capodistria, Pirano, Rovigno e Pola, in Croazia.
“Questo viaggio che ho condiviso con mio figlio Federico anche nei momenti meno facili della navigazione – aggiunge Giulio – ha riassunto in sé tutte le emozioni, dal dolore alla riconoscenza, che hanno accompagnato la nostra vita. È una storia di rinascita, senza alcun colore politico, una storia di resilienza che credo sia utile trasmettere ai giovani, perché non dimentichino. E si rendano conto di cosa può significare dover lasciare tutto. E il tempo in cui viviamo lo rende drammaticamente evidente”.
Un film che racconta la storia di una comunità
“Rotta 230°. Ritorno alla terra dei padri” è un film che racconta la storia di una comunità, la storia di un popolo che ha dovuto lasciare la sua terra, la sua casa, la sua identità. Il film è un viaggio nel passato, un viaggio nella memoria, un viaggio che ci ricorda l’importanza di non dimenticare, di non perdere la nostra identità, di non perdere la nostra storia.
Il film è stato scritto da Mario Audino e Igor Biddau, e la voce narrante è quella di Roberto Pedicini, mentre Alina Person ha dato voce alla Sirena che ha idealmente “richiamato” Giulio Marongiu nella sua terra natia. Le musiche del film – al quale partecipa anche l’attrice Isabelle Adriani – sono state create appositamente da Pinuccio Pirazzoli.
Il film è stato presentato in anteprima alla 81ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e sarà trasmesso in prima visione su Rai Storia martedì 22 ottobre alle 21.10, a 70 anni da quel 26 ottobre 1954 in cui Trieste tornò a essere italiana.
Il valore della memoria
Il film “Rotta 230°” è un potente esempio di come la memoria possa essere un motore di riconciliazione e di crescita. Il viaggio di Giulio Marongiu a Pola non è solo un viaggio fisico, ma un viaggio nella memoria, un viaggio che gli ha permesso di riconnettersi con la sua storia e con le sue origini. Il film ci ricorda l’importanza di non dimenticare il passato, di non dimenticare le sofferenze e le tragedie che hanno segnato la nostra storia, ma anche di non dimenticare la resilienza e la forza di un popolo che ha saputo rialzarsi dalle difficoltà. La memoria è un dono prezioso, un dono che ci permette di imparare dal passato e di costruire un futuro migliore.