Un viaggio nell’oro e nella tragedia
Dopo un’assenza di dieci anni, la tetralogia di Richard Wagner “L’Anello del Nibelungo” torna alla Scala di Milano, promettendo un viaggio coinvolgente nell’universo musicale e drammatico del compositore tedesco. La regia è affidata a David McVicar, già autore di diverse iconiche interpretazioni del Ring, mentre la direzione musicale è affidata a un duo di bacchette: Simone Young e Alexander Soddy. Young dirigerà le prime tre opere, “L’oro del Reno”, “La Valchiria” e “Sigfrido”, mentre Soddy si occuperà delle ultime due, “Sigfrido” e “Il Crepuscolo degli Dei”.
Questo nuovo allestimento si presenta come una “tabula rasa”, un’opera che si arricchirà progressivamente nel corso della tetralogia. Le scene, create da McVicar con Hannah Postlethwaite, saranno astratte e si evolveranno a partire da “L’oro del Reno”, mentre i costumi, opera di Emma Kingsbury, si caratterizzeranno per la loro magia e il loro simbolismo.
McVicar ha definito “L’oro del Reno” come una “commedia barocca”, un’opera che pone le basi per la tragedia che si svilupperà nei successivi capitoli. Il tema centrale è il mito dell’oro, un mito che McVicar considera “moderno”, legato al concetto di capitale e al valore che la società attribuisce al denaro. “L’oro del Reno” rappresenta il peccato originale, il punto di partenza di una traiettoria catastrofica che culmina nel tragico epilogo di “Il Crepuscolo degli Dei”.
“La cosa affascinante della tetralogia”, ha spiegato McVicar, “è che i suoi significati cambiano ogni volta, in base a come cambiano le cose nella nostra vita e intorno a noi”. E la situazione attuale, con i danni ambientali che l’umanità ha provocato al pianeta, è un elemento centrale di questa nuova interpretazione. “Wagner”, ha aggiunto, “ci mostra in un orribile specchio la nostra verità. Ci mostra il sistema in cui anche noi ci troviamo e da cui non potremo uscire se non con la Gotterdammerung”.
Per questo nuovo allestimento, McVicar ha coinvolto un cast di cantanti di alto livello, tra cui Michael Volle nel ruolo di Wotan, Wolfgang Ablinger-Sperrhacke come Mime, Okka von der Damerau come Fricka, Jongmin Park come Fasolt e Olafur Sigurdarson come Alberich. Il cast rimarrà invariato per l’intero ciclo, garantendo una coerenza narrativa e un’interpretazione omogenea.
Simone Young sta lavorando con l’orchestra della Scala per ricreare il suono della buca di Bayreuth, un suono “sostenuto ma trasparente”, come ha descritto la stessa direttrice. “Questo”, ha concluso Volle, “è l’inizio di un viaggio molto interessante”.
Prima del debutto, il 25 ottobre, è stato organizzato un incontro di studio dal titolo “Il Ring alla Scala”, con un dialogo tra David McVicar e Raffaele Mellace. L’opera sarà trasmessa in diretta su LaScalaTv il 3 novembre.
Un’analisi critica della società moderna
Questa nuova interpretazione del Ring si presenta come un’analisi critica della società moderna, con un focus particolare sul tema dell’ambiente e del suo impatto sul destino dell’umanità. McVicar ha sottolineato che la tetralogia non intende essere “didattica”, ma piuttosto un’evocazione della nostra realtà, un “orribile specchio” che riflette le nostre scelte e le loro conseguenze.
Il riferimento al “capitale” e al “valore che si dà all’oro” è un chiaro riferimento al sistema economico contemporaneo, un sistema che McVicar considera responsabile dei danni ambientali che l’umanità sta subendo. La tetralogia si presenta come un’allegoria della nostra società, in cui il progresso economico è spesso visto come un fine a se stesso, a discapito dell’ambiente e del futuro del pianeta.
La “traiettoria catastrofica” che la tetralogia descrive è un’immagine potente della situazione attuale, in cui l’umanità si trova a dover affrontare le conseguenze delle proprie azioni. Il riferimento alla “Gotterdammerung”, il crepuscolo degli dei, è un’evocazione del destino che attende l’umanità se non si cambia rotta.
Un’opera per il nostro tempo
“L’Anello del Nibelungo” è un’opera che ha sempre saputo parlare al suo tempo, adattandosi alle sfide e ai cambiamenti della società. Questa nuova interpretazione, con il suo focus sull’ambiente e sulla crisi climatica, si presenta come un’opera per il nostro tempo, un’opera che ci invita a riflettere sul nostro ruolo nel mondo e sulle conseguenze delle nostre scelte.
La tetralogia non offre soluzioni, ma piuttosto un’analisi critica della società moderna, una riflessione sul nostro destino e un’evocazione della nostra responsabilità nei confronti del pianeta. L’opera di Wagner, con la sua forza drammatica e la sua musica potente, ci invita a guardare in faccia la nostra realtà e a interrogarci sul futuro dell’umanità.
Riflessioni sul Ring alla Scala
L’annuncio del ritorno del Ring alla Scala è un evento importante per il mondo dell’opera. Questa nuova interpretazione, con il suo focus sull’ambiente e sulla società moderna, promette di essere un’esperienza coinvolgente e stimolante. La scelta di McVicar come regista e la direzione di Young e Soddy garantiscono un allestimento di alto livello, con un cast di cantanti di grande esperienza. Sarà interessante vedere come McVicar interpreterà il tema dell’ambiente e come la musica di Wagner si adatterà a questa nuova lettura. La Scala si conferma ancora una volta un palcoscenico di riferimento per l’opera internazionale, un luogo in cui la tradizione incontra l’innovazione.