Nuovo decreto legge per il rimpatrio dei migranti
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha emanato il decreto-legge recante “Disposizioni urgenti in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale” ed autorizzato la presentazione alle Camere del relativo disegno di legge di conversione. Il provvedimento introduce la possibilità di ricorso in Corte d’Appello contro le ordinanze del Tribunale sul trattenimento dei migranti nei centri per il rimpatrio. Questa norma, che era stata inizialmente esclusa dal decreto legge, è stata poi reintrodotta dopo una fitta interlocuzione tra Palazzo Chigi, Viminale, ministero della Giustizia e Quirinale. Il decreto legge, che è composto da tre articoli, prevede che il ricorso in Corte d’Appello possa essere presentato entro cinque giorni dalla notifica dell’ordinanza del Tribunale. La Corte d’Appello, sentite le parti, deciderà con decreto immediatamente esecutivo entro dieci giorni dalla presentazione del reclamo. L’impugnazione in Appello comporta una rivalutazione della causa nel merito, e quindi ha più chance di ribaltare le ordinanze dei tribunali, a differenza di quella puramente di legittimità prevista dalla Cassazione. Questa novità è stata fortemente voluta dal governo Meloni, che mira a evitare nuove ordinanze come quelle dei giudici di Roma sui migranti trattenuti nel Cpr in Albania.
Il dibattito politico
La decisione di introdurre la possibilità di ricorso in Corte d’Appello è stata oggetto di un acceso dibattito politico. In Consiglio dei ministri era emersa la sensazione che toccare solo la lista dei Paesi sicuri rischiava di non bastare per cambiare il trend delle ordinanze. Si è valutata anche la possibilità di accantonare la norma, e ripresentarla per via parlamentare sotto forma di emendamento durante l’esame tra Camera e Senato. Poi, però, è prevalsa l’intenzione di insistere subito. Il testo definitivo dovrebbe essere inviato a ore al Quirinale. Già si sta valutando la possibilità, una volta pubblicato in Gazzetta ufficiale, di traslare questo provvedimento sotto forma di emendamento al decreto sui flussi migratori, ora all’esame dell’Aula della Camera.
Le reazioni
La decisione del governo ha suscitato diverse reazioni. I presidenti delle Corti d’Appello hanno espresso preoccupazione per la riduzione di organico dei loro uffici e per lo “sconvolgimento” di “un assetto ormai consolidato che ha assicurato un’adeguata tutela dei diritti”. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’Unione Europea monitorerà attentamente gli sviluppi relativi all’accordo tra Italia e Albania, ma non lo commenterà.
Il caso dei migranti in Albania
Nel frattempo, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha fornito dettagli sulle operazioni di trasferimento dei migranti in Albania. Il ministro ha spiegato che i migranti sono stati sottoposti ad accurata visita medica da parte dei sanitari dell’Oim e intervistati individualmente al fine di facilitare l’emersione di eventuali vulnerabilità. I migranti sono stati poi sbarcati in Albania e avviati alle procedure di screening sanitario e di identificazione. Durante questa fase, due cittadini del Bangladesh si sono dichiarati minori degli anni 18, mentre altri due migranti egiziani sono risultati non idonei alla vita in comunità ristretta. I quattro stranieri sono stati condotti in Italia e inseriti nel sistema di accoglienza.
Il costo del trasporto dei migranti
Ciriani ha anche spiegato che la legge di ratifica del protocollo con l’Albania ha previsto gli stanziamenti necessari anche per le operazioni di trasporto dei migranti dalle acque internazionali al porto di Shengjin. Il ministro ha aggiunto che la procedura di consultazione di mercato, a cui fanno riferimento gli onorevoli interroganti, costituiva una fase esplorativa, e quindi non vincolante, per il ministero dell’interno che si è riservato la facoltà di espletare altre procedure, nonché di interrompere in qualsiasi momento il procedimento avviato. Infatti, nella fase operativa, è stata verificata la praticabilità dell’impiego di una nave della Marina Militare, soluzione che ha comportato un sensibile risparmio rispetto alle somme inizialmente preventivate.
Considerazioni
Il nuovo decreto legge del governo Meloni rappresenta un tentativo di affrontare la complessa questione del rimpatrio dei migranti. L’introduzione della possibilità di ricorso in Corte d’Appello potrebbe avere un impatto significativo sulle ordinanze dei Tribunali, ma solleva anche diverse questioni di carattere giuridico e procedurale. È importante monitorare attentamente l’applicazione del decreto e valutarne gli effetti reali. L’Unione Europea, come ha dichiarato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, seguirà con attenzione gli sviluppi dell’accordo tra Italia e Albania. La questione del rimpatrio dei migranti è un tema delicato e complesso che richiede un approccio attento e responsabile da parte di tutti gli attori coinvolti.