La protesta delle calciatrici contro Aramco
Un gruppo di 106 calciatrici, tra cui l’interista Sofie Junge Pedersen, ha firmato una lettera alla Fifa chiedendo di interrompere la sponsorizzazione con Aramco. Le calciatrici accusano l’azienda saudita di violazioni dei diritti umani e di un massiccio contributo al cambiamento climatico. La lettera, sostenuta da Athletes of world, associazione no profit di sportive professioniste per la difesa del pianeta, è un appello a non contribuire allo “sportwashing” arabo, un tentativo di distrarre dal trattamento dannoso riservato alle donne e al pianeta.
L’iniziativa è stata promossa da Sofie Junge Pedersen, centrocampista dell’Inter e della nazionale danese, insieme a due colleghe, l’olandese Tessel Middag e la neozelandese Katie Rood. La lettera è stata firmata anche dalla capitana dell’Italia, la romanista Elena Linari.
Pedersen ha spiegato all’ANSA che la decisione di firmare la lettera è nata da una conversazione con le sue colleghe: “Ne abbiamo parlato, abbiamo iniziato a contattare altre ragazze che conoscevamo. E tutto è cresciuto”.
“Non possiamo chiudere un occhio sulle violazioni”
Sofie Junge Pedersen ha sottolineato che la lettera non vuole negare i progressi compiuti dall’Arabia Saudita in materia di diritti delle donne e di sport. “È estremamente positivo che ci siano buone condizioni nel campionato di calcio femminile saudita e qualche progresso in materia di diritti”, ha detto. “Ma ciò non significa che tutte le donne saudite siano trattate in questo modo, e che dovremmo chiudere un occhio di fronte alle violazioni”.
La calciatrice ha aggiunto che le calciatrici vogliono che il popolo saudita, comprese le ragazze e le donne, possa accedere allo sport, ma che non si faranno complici delle violazioni dei diritti umani. “Le donne dell’Arabia Saudita dovrebbero poter praticare sport e avere le stesse libertà degli uomini”, ha detto. “L’Arabia Saudita viola i diritti umani e Aramco è uno dei maggiori inquinatori del pianeta, un danno per il futuro di tutti noi. È semplicissimo: se non ne parlassimo, il nostro silenzio potrebbe essere interpretato come un disinteresse per questo danno”.
Il silenzio maschile
Pedersen ha anche commentato il silenzio degli uomini in merito alla questione. “Noi donne abbiamo già dovuto cambiare questo sport, solo per ottenere il diritto di esistere e giocare”, ha detto. “Molte di noi sono cresciute in un’epoca in cui dovevano giocare in squadre maschili e ignorare le prese in giro solo per il fatto che giocavamo a pallone. Penso che questo crei la sensazione di dover continuare a resistere di fronte ad altre evidenti ingiustizie. E poi era logico per noi calciatrici esprimere solidarietà alle donne dell’Arabia Saudita i cui diritti non sono rispettati, specialmente quelle che sono incarcerate per aver espresso pacificamente le loro opinioni”.
La calciatrice ha concluso dicendo che la lettera è un appello alla Fifa affinché prenda una posizione chiara contro le violazioni dei diritti umani e il cambiamento climatico. “I valori non sono solo parole da scrivere su una pagina: è necessario viverli e sostenerli”, ha detto.
Un gesto importante di solidarietà
La lettera delle calciatrici è un gesto importante di solidarietà verso le donne dell’Arabia Saudita e un chiaro messaggio contro lo sportwashing. Le calciatrici hanno dimostrato di essere consapevoli del loro potere e di volerlo utilizzare per promuovere la giustizia sociale e la difesa dell’ambiente. Il loro appello alla Fifa è un passo importante nella lotta contro le violazioni dei diritti umani e il cambiamento climatico.