Il ritorno silenzioso delle mafie
Le mafie sono tornate, ma non sparano più. Non fanno più rumore, ma sono più forti che mai. È l’allarme lanciato da don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, durante l’iniziativa “Contromafiecorruzione” a Vibo Valentia.
“Le mafie sono rigenerate”, ha affermato don Ciotti, “e non basta tagliare la mala erba in superficie con il lavoro di magistrati, forze di polizia e prefetture. Occorre andare più a fondo ed estirpare il male alla radice.”
La necessità di un impegno culturale
Per don Ciotti, la soluzione non si limita alla repressione. Serve un impegno culturale ed educativo che coinvolga diversi settori della società, come l’occupazione e la sanità. “Bisogna avviare un impegno culturale ed educativo in vari settori”, ha spiegato, “perché la lotta alle mafie non può essere solo repressiva, ma deve essere anche preventiva e culturale.”
L’importanza di investire sui giovani
Un altro punto fondamentale è l’investimento sui giovani. “Occorre attuare un investimento reale, e non a parole, sui giovani”, ha sottolineato don Ciotti, “che devono essere ascoltati e valorizzati con politiche che offrano loro spazi e opportunità. I giovani sono il futuro e devono essere coinvolti nella lotta alle mafie.”
Un messaggio di speranza dalla Calabria
L’iniziativa “Contromafiecorruzione” si è svolta in Calabria, una regione che negli ultimi anni è stata teatro di numerose operazioni contro la ‘ndrangheta. “Abbiamo voluto tenere questa iniziativa in Calabria per uno scopo simbolico”, ha spiegato don Ciotti, “perché la Calabria è una terra stupenda e gli abitanti di questa terra sono persone che lavorano e s’impegnano per emergere e combattere il malaffare.”
Don Ciotti ha concluso il suo intervento con un messaggio di speranza: “Non possono essere duecento clan mafiosi a mortificarne il valore. Noi siamo qui proprio per chiederci cosa possiamo fare come cittadini per fare prevalere il bene sul male del crimine.”
La lotta alle mafie: un impegno collettivo
La lotta alle mafie è una sfida complessa che richiede un impegno collettivo. Le parole di don Ciotti ci ricordano che la repressione non basta. Serve un cambiamento culturale profondo che coinvolga tutti i settori della società, a partire dai giovani. Solo così potremo estirpare il male alla radice e costruire un futuro più sicuro e giusto per tutti.