Scontro istituzionale sul decreto immigrazione
Il governo italiano è in fibrillazione per la decisione del Tribunale di Roma che ha negato la convalida del trattenimento dei migranti nel CPR in Albania. In risposta, l’esecutivo sta preparando un decreto legge che intende porre “soluzione” a questo “problema”, con l’obiettivo di rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri per i rimpatri. Il decreto mira anche a modificare le modalità di ricorso contro le decisioni sul trattenimento nei CPR, con l’ipotesi di ricorrere alle Corti d’Appello.
La decisione del governo ha innescato uno scontro acceso con una parte della magistratura, accusata da Palazzo Chigi di “politicizzazione”. La premier Giorgia Meloni ha rilanciato un passaggio di una mail inviata dal sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello ai colleghi, in cui si afferma che la Meloni “non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche”.
Accuse reciproche e preoccupazioni per la terzietà del potere giudiziario
Le parole di Meloni hanno scatenato una reazione da parte della magistratura, con l’Anm che ha denunciato “toni di aggressione al lavoro giudiziario che non hanno precedenti”. Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ha sottolineato che la magistratura non ha compiti politici, ma si limita a “rispettare i diritti e le garanzie delle persone”.
La tensione è salita ulteriormente con accuse reciproche tra governo e magistratura. Il governo ha accusato alcuni magistrati di “deriva” e di “maliziose interpretazioni”, mentre la magistratura ha negato di voler “porre rimedio” all’azione del presidente del Consiglio e ha ribadito la propria preoccupazione per gli attacchi rivolti ad alcuni uffici giudiziari.
Il ruolo del Quirinale e le implicazioni europee
Il Quirinale sta seguendo con attenzione l’evolversi della situazione, in attesa di conoscere il contenuto del decreto legge. L’attenzione del Colle va oltre lo scontro tra governo e magistrati, con un occhio di riguardo anche ai risvolti europei della questione. Il tema della gestione delle migrazioni è infatti in cima all’agenda della nuova Commissione Ue.
L’approvazione del decreto potrebbe non essere sufficiente a evitare nuove pronunce come quelle di Roma, ma il governo intende comunque “andare avanti” per salvaguardare il principio delle procedure di rimpatrio accelerate e non vanificare le intese internazionali.
Il rischio di una polarizzazione pericolosa
Lo scontro tra governo e magistratura rischia di alimentare una pericolosa polarizzazione, con il rischio di erodere la fiducia nelle istituzioni e di creare un clima di diffidenza reciproca. È fondamentale che entrambe le parti si impegnino a trovare una soluzione che rispetti la legge e le garanzie dei cittadini, evitando accuse reciproche e toni aggressivi. La risoluzione del problema migratorio richiede un approccio collaborativo e non conflittuale, che tenga conto delle esigenze di tutti i soggetti coinvolti.