La crisi dell’Occidente e la mancanza di intellettuali
Arturo Pérez-Reverte, noto scrittore spagnolo, esprime una profonda preoccupazione per la decadenza culturale dell’Occidente. In un’intervista rilasciata alla stampa estera a Madrid, il celebre autore di best seller denuncia la mancanza di intellettuali di peso, figure capaci di influenzare il mondo come De Gaulle, Churchill o Berlinguer nel XX secolo. “Quel secolo è finito”, afferma Reverte, “e io non mi sono mai considerato un intellettuale, sono solo un reporter che racconta storie”.
Per Reverte, l’Occidente sta vivendo le conseguenze di una “demolizione generale della sua cultura”, un processo che ha portato alla perdita di valori fondanti e alla mancanza di figure di riferimento intellettuale. “Stiamo demolendo tutto quello che ci dà certezza, solidarietà, storia comune”, afferma, “Stiamo assassinando Voltaire, Montagne, Rousseau, Cervantes, Galdos, li stiamo sterminando. Stiamo formando generazioni di giovani, carenti dello spirito critico necessario per difendersi dalle menzogne e dalle canagliate”.
“La isla de la mujer dormida”: un viaggio nel Mediterraneo del 1937
L’occasione per queste riflessioni è l’uscita del suo ultimo romanzo, “La isla de la mujer dormida”, ambientato nel Mediterraneo del 1937, durante la guerra civile spagnola. La storia racconta di Miguel Jordan Kyriazis, un giovane ufficiale della marina mercantile che riceve l’ordine di affondare le navi che portano armi e aiuti alla Repubblica spagnola. Con un torpediniere tedesco e un equipaggio mercenario, Miguel diventa un “corsaro moderno” con base operativa su una piccola isola delle Cicladi.
Il romanzo esplora il tema della guerra e del tradimento attraverso la figura di Lena, un’ex modella russa sposata con un nobile greco. Lena, una donna intelligente e con personalità, ha lasciato il suo lavoro per amore, ma si ritrova in età matura a dover affrontare la delusione di aver affidato la sua vita a un farabutto. La sua unica strada è la vendetta.
Il romanzo si svolge in una serie di scenari suggestivi come Beirut, Istanbul e le isole greche. Avventura, coraggio, dignità, amicizia e lealtà sono alcuni dei temi che caratterizzano la narrazione, in cui si intrecciano le vicende del marinaio corsaro, di Lena e di una spia repubblicana.
Un autore in bilico tra passato e presente
Pérez-Reverte, cresciuto in un ambiente ricco di libri e influenzato da autori come Somerset Maugham, Stevenson, Hemingway, Conrad, Irving Wallace e Stefan Zweig, non si definisce un intellettuale, ma un reporter che racconta storie. La guerra è stata per lui un “master di vita”, un’esperienza che gli ha conferito la “freddezza e la lucidità dello sguardo” per non avere risposte facili. “Diffido profondamente da ogni fede”, afferma, “perché il primo passo di una fede e la sua difesa, quello successivo è trasformarsi in carnefice in suo nome”.
Il suo ultimo romanzo è ambientato nella prima metà del XX secolo, un’epoca che Reverte considera “molto fertile da esplorare narrativamente”, con la giusta distanza dal presente. Il suo stile di scrittura, che alterna ritmi frenetici a momenti di introspezione, riflette la sua esperienza come inviato di guerra in molti paesi, tra cui il Libano.
Reverte si muove nelle “pieghe grigie dell’essere umano”, rifiutando l’idea di un mondo diviso in bianco e nero. La sua “orgogliosa incertezza”, che è cresciuta con il passare degli anni, lo porta a esplorare la complessità del mondo e dei suoi personaggi, senza dare risposte facili o certezze definitive.
La crisi politica e la necessità di un’educazione alla critica
Per Reverte, la crisi politica in Spagna e in Europa è un problema di educazione e di cultura. “Stiamo demolendo tutto quello che ci dà certezza, solidarietà, storia comune”, afferma, “Stiamo assassinando Voltaire, Montagne, Rousseau, Cervantes, Galdos, li stiamo sterminando. Stiamo formando generazioni di giovani, carenti dello spirito critico necessario per difendersi dalle menzogne e dalle canagliate”.
La denuncia di Reverte si rivolge alla perdita di valori e di figure di riferimento intellettuale, che ha portato a una mancanza di spirito critico e di capacità di discernimento. L’autore sottolinea la necessità di un’educazione alla critica, in grado di formare cittadini consapevoli e capaci di difendersi dalle manipolazioni e dalle false informazioni.
La critica di Pérez-Reverte: una riflessione necessaria
Le parole di Pérez-Reverte suonano come un monito per l’Occidente. La sua critica alla decadenza culturale e alla mancanza di intellettuali di peso è un’osservazione che merita attenzione. La perdita di valori fondanti e la mancanza di spirito critico sono problemi che affliggono le società contemporanee, e la sua denuncia è un invito a riflettere sul ruolo della cultura e dell’educazione nella formazione di cittadini consapevoli e critici.