Un giovane combattivo e pieno di sogni
Shaban Ahmad, un giovane studente di ingegneria del software di 19 anni, è stato una delle vittime dell’incendio scoppiato nell’accampamento di Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, a causa del bombardamento israeliano sull’ospedale Al-Aqsa Martyrs. Il suo straziante video, che ritrae gli ultimi istanti della sua vita avvolto dalle fiamme, è diventato un simbolo della tragedia che sta vivendo la popolazione palestinese.
Angelo Cruciani, artista e attivista per i diritti umani, ricorda Shaban come un giovane entusiasta e combattivo: “Era un eroe anche se non voleva esserlo, un ragazzo così entusiasta e combattivo, non posso credere che sia bruciato vivo insieme alla madre”.
Cruciani racconta di aver conosciuto Shaban tramite Instagram, dove il giovane gli aveva chiesto supporto mediatico per far conoscere al mondo la situazione a Gaza e per sostenere la sua raccolta fondi per portare la famiglia in salvo in Egitto. Shaban, infatti, da mesi cercava di raccogliere i fondi necessari per lasciare Gaza e portare la sua famiglia in salvo.
La testimonianza di un giovane in fuga dalla guerra
Shaban, nel suo ultimo messaggio, descriveva la sua vita a Gaza come un incubo senza fine: “La mia vita è stata sconvolta. Una volta traboccante di sogni, ora affronto la dura realtà dello sfollamento e dell’incertezza. A Gaza i sogni muoiono – scriveva Shaban – ogni ‘displacement’ lascia dietro di noi un nuovo pezzo delle nostre anime in frantumi. le notti, specialmente, sono spietate, riempite dai pianti senza sosta dei bambini che conoscono solo terrore e incertezza. Avevo grandi sogni, ma la guerra li ha distrutti. Soffro di depressione e perdo i capelli a causa del trauma che affrontiamo ogni giorno. Sembra che il tempo si sia fermato a Gaza e che noi siamo intrappolati in un incubo senza fine”.
Shaban, a inizio anno, aveva pubblicato un video sul suo profilo dove raccontava come proseguiva la sua vita da studente di ingegneria del software anche nella sua tenda da sfollato. “Era stato proprio lui – scrivono i Giovani palestinesi – a costruire la tenda in cui viveva la sua famiglia e nella quale lui e altri membri della sua famiglia sono stati bruciati vivi”.
Un appello alla memoria e alla giustizia
La morte di Shaban ha suscitato un profondo dolore e indignazione in tutto il mondo. I Giovani Palestinesi d’Italia ricordano Shaban come un simbolo della sofferenza del popolo palestinese: “Non dimenticheremo e non perdoneremo mai, gloria – concludono i Giovani Palestinesi – ai nostri martiri”.
La sua storia è un monito per la comunità internazionale, un appello alla pace e alla giustizia per il popolo palestinese.
Un monito per la pace
La tragica morte di Shaban Ahmad è un monito per la comunità internazionale. La sua storia ci ricorda l’urgenza di trovare una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese, che continua a mietere vittime innocenti. La violenza e la guerra non possono essere la risposta a questo conflitto. Dobbiamo lavorare per la pace, per la giustizia e per la dignità di tutti i popoli coinvolti.