La condanna per l’incidente mortale
Il tribunale di Vicenza ha emesso una sentenza di condanna a 4 anni di reclusione per Wolfgang Rieke, il camionista tedesco responsabile dell’incidente che ha causato la morte dell’ex campione di ciclismo Davide Rebellin. L’incidente è avvenuto il 30 novembre 2022 a Montebello Vicentino. Il giudice Filippo Lagrasta ha riconosciuto il reato di omicidio stradale con l’aggravante della fuga, tenendo conto del comportamento di Rieke che, dopo aver travolto Rebellin, è scappato dal luogo dell’incidente con il suo camion fino in Germania. Oltre alla pena detentiva, Rieke ha subito la revoca della patente di guida e il pagamento di tutte le spese processuali.
Il pm Roderich Blattner aveva chiesto una condanna a 5 anni, mentre nel dicembre scorso il giudice per le indagini preliminari aveva respinto la richiesta di patteggiamento a 3 anni e 11 mesi di reclusione presentata dai legali dell’uomo. Rieke, 62 anni, si trova attualmente ricoverato in ospedale in Germania dopo essere stato colpito da un ictus lo scorso maggio, pochi giorni prima della prima udienza del processo.
Le indagini e il risarcimento
Le indagini hanno portato all’individuazione e all’arresto di Rieke grazie alle telecamere di sorveglianza e a un filmato girato da un testimone. Le perizie hanno dimostrato che l’incidente è stato causato dal mancato uso delle frecce da parte del camionista per effettuare una svolta. Rieke sarebbe sceso dal mezzo e si sarebbe avvicinato a piedi a Rebellin per due volte, allontanandosi poi senza prestare soccorso. Ha quindi percorso strade di campagna fino in Germania nel tentativo di non essere individuato.
La famiglia di Rebellin, composta dalla moglie, dalla madre e dai tre fratelli, è stata risarcita dalla compagnia di assicurazione del mezzo pesante. In udienza erano presenti la madre di Davide Rebellin, Brigida Gattere, e il fratello Carlo, accompagnati dal loro legale, l’avvocato Davide Picco, e da Alessio Rossato, il consulente di Vicenza di Studio3A-Valore S.p.A., che ha assistito la famiglia fin dall’inizio.
Le reazioni alla sentenza
La sentenza è stata accolta con sentimenti contrastanti. Alessio Rossato, il consulente di Studio3A-Valore S.p.A. che ha assistito la famiglia Rebellin, ha dichiarato: “Siamo moderatamente soddisfatti per l’entità della pena inflitta, considerate le leggi sull’omicidio stradale. La Procura di Vicenza ha svolto un importante lavoro, e l’imputato ha fatto anche otto mesi di carcere, evento molto raro in queste circostanze”. Tuttavia, ha aggiunto, “anche se lo avessero condannato a dieci anni il dato di fatto è che Davide non ce l’avrebbe comunque restituito nessuno, non sarebbe tornato indietro”.
Il difensore dell’autotrasportatore, Enrico Ambrosetti, ha dichiarato: “Si tratta sostanzialmente della pena che avevamo proposto due volte in patteggiamento. Faccio presente che non essendo stato accolto il patteggiamento si è perso il terzo del rito. Però il Tribunale ha correttamente riconosciuto le due attenuanti, quelle del risarcimento del danno e quelle generiche, che non erano state accolte dal gip. La pena è proporzionata, ma resta una vicenda triste”.
Una tragedia e un processo complesso
La vicenda della morte di Davide Rebellin è una tragedia che ha scosso il mondo del ciclismo e non solo. Il processo che si è concluso con la condanna di Wolfgang Rieke ha evidenziato la complessità di questi casi, dove la giustizia deve cercare di bilanciare la punizione per un reato gravissimo con la necessità di dare un senso di giustizia alla famiglia della vittima. La fuga di Rieke dopo l’incidente ha sicuramente aggravato la sua posizione, ma è importante ricordare che la vita di Davide Rebellin non può essere restituita, e la sentenza, per quanto significativa, non può cancellare il dolore della sua famiglia.