Accuse pesanti da parte di Israele
Il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha sferrato un attacco verbale contro la forza di peacekeeping delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), definendola “inutile” e accusandola di non aver protetto gli israeliani dagli attacchi di Hezbollah. In un post su X, Cohen ha affermato che l’Unifil “non ha contribuito in alcun modo al mantenimento della stabilità e della sicurezza nella regione, non ha garantito l’applicazione delle risoluzioni Onu e funge da scudo per Hezbollah”.
Richiesta di ritiro dell’Unifil
Cohen si è rivolto direttamente al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, chiedendo un ritiro immediato dell’Unifil dalle zone di conflitto. “È giunto il momento che lei risponda alla richiesta che le è stata rivolta, che ritiri l’Unifil dalle zone di conflitto e smetta di fare il gioco di Hamas”, ha scritto Cohen.
Tensioni crescenti al confine
Le dichiarazioni di Cohen arrivano in un momento di crescenti tensioni al confine tra Israele e Libano. Negli ultimi mesi, si sono verificati diversi incidenti, tra cui il lancio di razzi da parte di Hezbollah verso Israele e la risposta di Israele con attacchi aerei. La situazione è stata ulteriormente aggravata dalle recenti dichiarazioni di Hezbollah, che ha minacciato di attaccare Israele se non sarà rispettata la sua richiesta di rimozione delle barriere di sicurezza al confine.
La complessità del conflitto
Le accuse di Cohen sollevano un punto importante: il ruolo delle forze di peacekeeping in situazioni di conflitto. È evidente che l’Unifil non è riuscita a prevenire gli scontri tra Israele e Hezbollah, ma è difficile stabilire se la responsabilità sia da attribuire alla forza di peacekeeping o alla complessità del conflitto stesso. La questione del ritiro dell’Unifil è delicata e richiede un’attenta analisi delle implicazioni per la sicurezza della regione.