La missione internazionale prorogata per altri due anni
Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato la proroga per altri due anni della missione internazionale indipendente che indaga sui presunti abusi dei diritti umani e crimini contro l’umanità commessi dal governo venezuelano di Nicolas Maduro dal 2014 ad oggi. La risoluzione è stata approvata con 23 voti favorevoli, 6 contrari (Algeria, Cina, Cuba, Eritrea, Sudan e Vietnam) e 18 astensioni (tra cui il Brasile) nell’ultimo giorno della 57esima assemblea del Consiglio.
Un’intensificazione della repressione di Stato
La presidente della missione, Marta Valiñas, aveva denunciato “l’intensificazione della repressione di Stato” in “continuazione di modelli precedenti” che “per la sua intensità e natura sistematica, rappresenta un attacco molto grave ai diritti fondamentali del popolo venezuelano”. Valiñas ha definito la crisi in corso in Venezuela come “la peggiore della storia recente” e che “una nuova pietra miliare nel deterioramento dello Stato di diritto” è stata raggiunta dopo le elezioni presidenziali del 28 luglio.
Istituzioni indifese e cittadini senza diritti
Per i componenti della missione, “le istituzioni pubbliche non cercano nemmeno più di fingere una certa indipendenza” dal governo e “i cittadini sono totalmente indifesi contro l’arbitrarietà” delle autorità. Il rapporto, che copriva inizialmente il periodo compreso tra il primo settembre 2023 e lo scorso 31 agosto, è stato aggiornato per includere gli eventi registrati nel Paese nel periodo a cavallo con le elezioni presidenziali del 28 luglio.
Un segnale di speranza per i diritti umani in Venezuela
La proroga della missione internazionale è un segnale positivo per la difesa dei diritti umani in Venezuela. La comunità internazionale dimostra di non voler ignorare le gravi violazioni commesse dal governo di Maduro e di voler continuare a monitorare la situazione. È importante che la missione continui il suo lavoro di indagine e che i risultati delle sue indagini siano portati alla luce, per garantire che i responsabili dei crimini contro l’umanità siano chiamati a rispondere delle loro azioni.