Un imperatore controverso: tra vizi e passioni
La figura di Commodo, l’ultimo imperatore della dinastia degli Antonini, è stata a lungo avvolta da un’aura di mistero e di condanna. La storiografia antica lo ha dipinto come un sovrano dedito ai vizi, lussurioso e crudele, un personaggio che ha lasciato un’impronta negativa nella storia romana. Ma è davvero così? Livio Zerbini, docente di Storia romana all’Università di Ferrara, con il suo saggio “Livio Zerbini, Commodo” (Salerno Editrice, pp. 224, Euro 20), ci offre un’analisi approfondita di Commodo, cercando di sfatare alcuni miti e di restituire una visione più completa e complessa della sua figura.
Il libro nasce dall’esigenza di colmare un vuoto nella storiografia, poiché, come sottolinea lo stesso Zerbini, “su Commodo, l’ultimo imperatore della dinastia degli Antonini, vi sono poche biografie”. L’autore ci guida attraverso la vita di Commodo, ricostruendo le sue azioni, le sue passioni e i suoi rapporti con il potere. La sua narrazione è ricca di dettagli e di aneddoti, che ci permettono di avvicinarci a questo sovrano controverso e di comprendere meglio la sua complessa personalità.
Un ritratto a tutto tondo: tra realtà e leggenda
Zerbini non si limita a riportare le fonti antiche, ma le analizza criticamente, mettendo in discussione alcuni giudizi che sono stati formulati su Commodo. Ad esempio, l’autore sostiene che Commodo non era “debole di carattere e indolente” come gli autori antichi tendono a rappresentarlo, ma che era un uomo con una forte personalità e con una profonda passione per i giochi gladiatori e per la figura di Ercole, che simboleggiava la forza e la potenza.
Il libro si sofferma anche sulle passioni di Commodo, che spaziavano dalla lussuria ai giochi gladiatori, dai culti orientali alla figura di Ercole. L’autore ci racconta di come Commodo fosse attratto dai culti orientali e di come avesse una particolare predilezione per Ercole, che per lui rappresentava la forza brutale e la vittoria. Il famoso busto di Commodo conservato ai Musei Capitolini, che lo raffigura con la clava e la pelle di leone di Nemea, è un chiaro esempio di questa sua passione.
La fine di un regno: tra congiure e damnatio memoriae
Il libro di Zerbini ci racconta anche della fine tragica del regno di Commodo. Il 31 dicembre del 192 d.C., una congiura ordita dalla sua concubina preferita Marcia, dal suo cubiculario Ecletto e dal prefetto del pretorio Quinto Emilio Leto, pose fine alla sua vita. Commodo fu strangolato dall’atleta Narcisso e, subito dopo, il senato lo dichiarò nemico pubblico e decretò la damnatio memoriae, cancellando la sua memoria dalla storia romana.
Zerbini, con la sua analisi approfondita e critica, ci restituisce un ritratto completo e sfaccettato di Commodo, un sovrano che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia romana. Il libro è un’ottima lettura per chi desidera approfondire la conoscenza di questo imperatore controverso e per chi è interessato alla storia romana del II secolo d.C.
Una rilettura critica di Commodo
Il saggio di Livio Zerbini offre una rilettura critica e approfondita di Commodo, sfidando le narrazioni tradizionali che lo dipingono come un sovrano dedito ai vizi e alla crudeltà. L’autore evidenzia la complessità del personaggio, le sue passioni e le sue ambizioni, offrendo una visione più equilibrata e sfumata di questo imperatore controverso.