L’opposizione blocca la nomina di Marini
L’emiciclo di Montecitorio ha assistito all’ottava fumata nera sull’elezione del giudice della Corte Costituzionale. La premier Giorgia Meloni aveva puntato su Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, ma l’opposizione ha bloccato la nomina.
Il voto è stato disertato da Pd, M5S, Avs, Azione, Iv e Più Europa, che hanno deciso di non partecipare al voto, non rispondere all’appello e non ritirare la scheda. La strategia comune è stata definita come un modo per fermare la “forzatura” della maggioranza.
“La nostra compattezza ha fermato la forzatura che la maggioranza voleva fare”, ha esultato la segretaria del Pd Elly Schlein, che ha rilanciato: “Ora accettino il dialogo”. “E’ fallito il blitz organizzato da Meloni”, ha aggiunto Giuseppe Conte del M5S. “Li abbiamo lasciati da soli in Aula con le loro paranoie, a scovare i traditori dentro Fratelli d’Italia”.
Le accuse di conflitto di interessi
La scelta di Marini è stata contestata non solo nel metodo, ma anche nel merito. Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno parlato di un “palese conflitto di interessi”, sostenendo che Marini è l’autore di proposte di riforma come autonomia e premierato, di cui, da giudice della Consulta, avrebbe dovuto valutare la costituzionalità e esprimersi sull’ammissibilità di referendum abrogativi.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha difeso la scelta di Marini, affermando che le persone indicate per essere elette alla Consulta avevano tutte le caratteristiche per poterlo fare. FdI ha rispedito al mittente le accuse di conflitto di interessi, ricordando che nel 2022 venne nominato alla Consulta Marco d’Alberti, consigliere giuridico del presidente Draghi.
La linea della Camera e le prossime mosse
La linea della Camera resta quella di proseguire con convocazioni continue. Il tempo stringe, visto che la casella da riempire è quella dell’ex presidente della Consulta, Silvana Sciarra, il cui mandato è terminato quasi un anno fa.
La maggioranza ha cercato di trovare il quorum, scandagliando gli iscritti al gruppo misto e cercando possibili ‘dissidenti’ dentro Iv. Alla fine, il voto ha visto 342 presenti e votanti, 9 voti dispersi, 10 schede nulle e 323 bianche.
Il segretario di Più Europa Riccardo Magi ha inviato un messaggio diretto alla premier: “Ora Meloni cambi metodo e apra il dialogo”.
La crisi istituzionale e il dialogo politico
La fumata nera a Montecitorio è un segnale di una crisi istituzionale profonda. La mancanza di dialogo e la polarizzazione politica stanno rendendo difficile la nomina di un giudice della Corte Costituzionale, un organo fondamentale per il corretto funzionamento dello Stato. È necessario un cambio di passo, un’apertura al dialogo e un’assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori politici per superare l’impasse e garantire la funzionalità delle istituzioni.