La guerra a Gaza attraverso gli occhi dei suoi fotogiornalisti
Il Festival della Fotografia Etica di Lodi, giunto alla sua 15esima edizione, presenta una mostra inedita che offre uno sguardo diretto e toccante sulla guerra in corso a Gaza. “La guerra a Gaza attraverso gli occhi dei suoi fotogiornalisti” è un progetto promosso dall’ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) e presenta una ventina di foto scattate da un pool di fotografi residenti nella Striscia. Le immagini, che raccontano l’ultimo anno di conflitto, sono in molti casi frutto di esperienze personali e dirette dei fotografi stessi.
Il Festival, che si svolge fino al 27 ottobre in dieci sedi, ospita quasi un migliaio di lavori di 200 fotografi nella sezione principale e 110 nella sezione off. Il direttore artistico Alberto Prina sottolinea l’importanza di “portare al pubblico storie uniche, emozionanti e soprattutto necessarie”, e di “ragionare sui valori e su che cosa consideriamo importante e rilevante nelle relazioni tra le persone”.
World Press Photo: un viaggio attraverso le storie del mondo
Il Festival ospita anche la mostra internazionale itinerante del World Press Photo, il più grande concorso internazionale di fotogiornalismo e fotografia documentaria al mondo. La tappa di Lodi presenta i vincitori dell’edizione 2024, tra cui Rena Effendi, Pablo Piovano, Julia Kochetova e Alejandro Cegarra, con un focus sul World Report Award – Documenting Humanity.
La categoria Master è stata vinta da Giles Clarke con il reportage “Haiti in Turmoil”, che racconta la drammatica guerra civile che imperversa nel paese dal luglio 2021. In questa stessa sezione spicca Ingmar Björn Nolting con “An Anthology of Changing Climate”, un viaggio attraverso una Germania divisa sulle questioni climatiche.
La categoria Sportlight va a Kasia Strek per “The Price of Choice”, un reportage sull’aborto. La categoria Short Story è stata vinta da Francesco Comello per “Oshevensk”, un progetto che cerca di dare voce a una comunità resiliente di un villaggio russo. Menzione speciale nella sezione è andata a Laetitia Vançon per “The Other Battlefields”, un lavoro che approfondisce le conseguenze della guerra sui giovani in Ucraina.
La categoria Student ha primeggiato Camilla Richetti con “Dancing Spirits”, ambientato nella Repubblica del Congo, che testimonia la sfida di convivenza tra il progresso umano e il mondo naturale. La sezione Single Shot è stata vinta da Patryk Jaracz con l’immagine “Kids Learning How to Ride a Bicycle”, che ritrae bambine che giocano in Ucraina sullo sfondo di un attacco di droni.
La fotografia come testimonianza etica
Il Festival della Fotografia Etica si distingue per il suo impegno a promuovere la fotografia come strumento di testimonianza etica. “Il Festival parla alle coscienze e cerca di ragionare sui valori”, afferma Prina. “Noi intendiamo la fotografia come testimonianza diretta di ciò che si è visto, non c’è intelligenza artificiale, postproduzione e finzione”.
L’approccio etico del Festival si riflette nella scelta dei temi affrontati, come l’aborto, che viene presentato senza dare soluzioni preconfezionate, ma lasciando la parola al fotografo. La mostra “La guerra a Gaza attraverso gli occhi dei suoi fotogiornalisti” è un esempio di come la fotografia possa essere uno strumento potente per raccontare le storie di chi vive in situazioni di conflitto, offrendo una prospettiva diretta e autentica.
L’importanza della fotografia come testimonianza
Il Festival della Fotografia Etica di Lodi si conferma un appuntamento fondamentale per riflettere sull’importanza della fotografia come strumento di testimonianza e di denuncia. In un mondo sempre più dominato dalle immagini, è fondamentale saper distinguere tra la verità e la finzione, e la fotografia etica offre un punto di riferimento importante per la costruzione di un’opinione pubblica consapevole e critica.