La Corte Suprema respinge il ricorso di Uber e Lyft
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha rigettato il ricorso presentato da Uber e Lyft per bloccare una causa intentata dallo stato della California che chiede il pagamento di arretrati a decine di migliaia di conducenti. Il ricorso riguardava la classificazione degli autisti come lavoratori autonomi o dipendenti.
La causa, iniziata quattro anni fa, è stata promossa dal procuratore generale e dal commissario per i diritti dei lavoratori della California, i quali hanno stabilito che la classificazione degli autisti come lavoratori autonomi era errata e che Uber e Lyft dovevano considerarli come dipendenti. Questo cambio di status ha permesso ai lavoratori di richiedere risarcimenti retroattivi per congedi di malattia e rimborsi spese non pagati.
Alcuni autisti hanno presentato richieste individuali attraverso arbitrati, mentre lo stato ha avviato una causa collettiva per tutti i lavoratori.
La battaglia legale tra Uber e Lyft e lo stato della California
Gli avvocati di Uber e Lyft hanno sostenuto che l’azione legale dello stato della California non era valida, in quanto la legge federale impedisce agli stati di fare causa per conto di coloro che hanno accettato di gestire le controversie con un arbitrato privato invece che in tribunale. Questo è il caso degli autisti (e dei clienti) di Uber e Lyft, che hanno accettato i termini di servizio al momento dell’iscrizione alla piattaforma.
Uber e Lyft hanno cercato di bloccare la causa dello stato della California, prima con un ricorso alla Corte Suprema di Sacramento e poi alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Tuttavia, anche i giudici federali hanno respinto il loro ricorso.
Le autorità della California hanno affermato che lo stato non sta facendo causa alle aziende per conto dei singoli autisti, ma in base alle leggi sul lavoro vigenti nello stato.
Le implicazioni della sentenza
Questa sentenza della Corte Suprema ha un’importante implicazione per il futuro del lavoro in gig economy. Se gli autisti di Uber e Lyft sono considerati dipendenti, potrebbero avere diritto a maggiori tutele, come il salario minimo, gli straordinari e le ferie pagate.
La sentenza potrebbe avere un impatto significativo anche su altre piattaforme di gig economy, come DoorDash e Instacart, che potrebbero dover rivalutare la classificazione dei loro lavoratori.