La linea difensiva di Chiara Ferragni
La linea difensiva di Chiara Ferragni nel caso del pandoro ‘Pink Christmas’ e delle uova di Pasqua si sta delineando con chiarezza. Dopo la chiusura dell’indagine per truffa aggravata, l’influencer si prepara a un confronto diretto con i pubblici ministeri di Milano, Cristian Barilli e Eugenio Fusco, per tentare di ottenere l’archiviazione dell’inchiesta.
I suoi legali, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, hanno deciso di non aderire alla proposta di un patteggiamento e stanno lavorando a una corposa memoria di oltre 200 pagine per replicare alle accuse. L’obiettivo è smontare le accuse sotto il profilo giuridico, nella convinzione che non reggerebbero in un eventuale dibattimento.
“Con i pubblici ministeri terremo un confronto aperto – spiega Iannaccone – e non escludo un confronto personale da parte di Chiara”.
Ferragni ha dichiarato di essere “sollevata” per questa occasione, perché le permetterà di “dire la sua”, sostenendo che si è trattato di “un errore di comunicazione”.
Le accuse e le contro-argomentazioni
Le indagini, aperte a dicembre 2022 dopo la multa dell’Antitrust e una serie di esposti da parte dei consumatori, hanno ipotizzato nei confronti di Ferragni, in concorso con Fabio Damato, Alessandra Balocco e Francesco Cannillo, di aver “propalato informazioni fuorvianti” sulle campagne di marketing per il pandoro e le uova di Pasqua.
L’accusa sostiene che i consumatori siano stati ingannati sulla finalità benefica delle campagne, che avrebbero dovuto sostenere l’ospedale Regina Margherita di Torino e l’associazione ‘Bambini delle fate’. In realtà, l’ospedale aveva già ricevuto 50.000 euro da Balocco e l’associazione circa 36.000 euro da Cerealitalia, senza che ci fosse una correlazione diretta con i profitti delle vendite.
L’accusa sostiene che Ferragni abbia beneficiato di un “ingiusto profitto” di oltre 2 milioni di euro, derivante dai cachet incassati per la sua immagine e restituiti con donazioni o saldando il conto con l’Antitrust, oltre a un “ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica”.
Le contro-argomentazioni dei legali di Ferragni si concentreranno sulla dimostrazione che non c’è stata intenzione di truffa, ma solo un “errore di comunicazione”. La memoria presenterà una dettagliata analisi dei fatti e delle informazioni diffuse, per dimostrare che non ci sono elementi per sostenere l’accusa di truffa aggravata.
Le altre figure coinvolte
Oltre a Chiara Ferragni, sono indagati anche Fabio Damato, ex braccio destro dell’influencer, Alessandra Balocco, ad della casa dolciaria di Cuneo, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia- Id proprietaria del marchio Dolci Preziosi.
Anche i legali di Alessandra Balocco stanno esaminando la documentazione per mettere a punto la migliore strategia difensiva, sostenendo che i fatti contestati non hanno alcuna rilevanza penale.
Il contesto della vicenda
La vicenda ha avuto inizio a dicembre 2022, quando l’Antitrust ha multato le società Tbs Crew e Fenice per le campagne di marketing del pandoro ‘Pink Christmas’ e delle uova di Pasqua. Le indagini sono state aperte dopo una serie di esposti da parte dei consumatori che si sono sentiti ingannati sulla finalità benefica delle campagne.
L’accusa sostiene che le due aziende abbiano incassato ingenti introiti: la casa dolciaria piemontese con la vendita di oltre 362.000 pandori a prezzo maggiorato, mentre Cerealitalia ha incassato oltre 13 milioni per le due campagne.
L’impatto mediatico
La vicenda ha avuto un forte impatto mediatico, con Chiara Ferragni al centro dell’attenzione. L’influencer ha cercato di gestire la situazione con trasparenza, dichiarando la sua intenzione di collaborare con la giustizia e di “dire la sua” per chiarire la sua posizione.
L’esito dell’inchiesta avrà un impatto significativo sulla reputazione di Ferragni e sul suo ruolo di influencer.
Un caso complesso con implicazioni importanti
Il caso Ferragni è complesso e presenta implicazioni importanti per il mondo del marketing e delle influencer. La questione della “propalazione di informazioni fuorvianti” in ambito benefico solleva interrogativi sul confine tra comunicazione commerciale e comunicazione sociale. Sarà interessante vedere come la giustizia si pronuncerà su questo caso, che potrebbe avere un impatto significativo sulla regolamentazione del marketing e sull’utilizzo delle influencer nelle campagne benefiche.