Rushdie torna alla narrativa: tre novelle sul filo della fine
Salman Rushdie, lo scrittore britannico di origine indiana, è tornato a scrivere fiction. Lo ha annunciato lui stesso in un intervento video al Lviv Book Forum in Ucraina, pochi giorni prima dell’inizio del processo contro Hadi Matar, l’uomo che lo ha accoltellato sul palco di una conferenza nel 2022.
Rushdie, che ha 77 anni, ha spiegato che la sua nuova opera consisterà in tre novelle di una settantina di pagine ciascuna, ognuna delle quali si concentrerà su “uno dei tre mondi” della sua vita: “India, Inghilterra e America”. Le novelle, ha rivelato, saranno “in un modo o nell’altro imperniate sull’idea della fine”.
L’ultimo romanzo di Rushdie, “La Città della Vittoria”, è uscito nel 2023, ma era stato completato prima dell’aggressione.
Un libro sull’attentato e la ripresa
Al festival letterario ucraino, Rushdie ha parlato anche del suo libro “Coltello”, un’opera che esplora le conseguenze e la ripresa dopo l’attentato subito nell’agosto 2022 alla Chautauqua Institution nello stato di New York. A causa dell’aggressione, lo scrittore ha perso la vista a un occhio.
“Quando si arriva alla mia età è naturale pensare quanto ci resta da vivere”, ha detto Rushdie. “Non ci sono altri 22 libri che aspettano di essere scritti. Se sono fortunato ce ne saranno uno o due”.
La fine e la rabbia: riflessioni sull’arte e la vita
Rushdie ha riflettuto sul modo in cui gli artisti affrontano la fine della loro carriera, citando il filosofo Theodor Adorno e il critico e filosofo Edward Said. “Ci sono due modi di andarsene”, ha detto. “Uno è la serenità, in cui ti riconcili col mondo e con la tua vita e scrivi con un senso di pace. L’altro è la rabbia. Io penso che entrambi i sentimenti possano convivere. Ci può essere serenità in un momento e rabbia in un altro. Non devono essere condizioni permanenti”.
Il processo contro Matar: un’ombra sul ritorno di Rushdie
Il 15 ottobre si aprirà a Chautauqua il processo per tentato omicidio contro Hadi Matar, l’aggressore di Rushdie. Matar, un uomo di 26 anni figlio di immigrati libanesi in New Jersey e musulmano praticante, ha citato la fatwa emessa dagli ayatollah iraniani dopo la pubblicazione di “Versetti Satanici” come movente per il suo gesto.
Il procuratore distrettuale Jason Schmidt ha dichiarato che i giurati probabilmente non sentiranno parlare della fatwa, in quanto “non è necessario esaminare un motivo”, visto che l’agguato è stato visto e registrato dal pubblico. Rushdie, che ha passato anni a nascondersi per scampare alla maledizione dell’ayatollah Khomeini, dovrebbe testimoniare al processo.
Un ritorno carico di significato
Il ritorno di Salman Rushdie alla scrittura dopo l’attentato è un evento carico di significato. La sua nuova opera, incentrata sull’idea della fine e sui tre mondi che hanno segnato la sua vita, sembra essere un’esplorazione profonda e personale della sua esperienza. La sua scelta di scrivere tre novelle, brevi e intense, potrebbe essere un modo per affrontare la sua nuova realtà con un approccio più introspettivo e riflessivo.